1. The Minus 5, It’s magenta, man!
Schicchera psichedelica fatta a modo, con echi di Pink Floyd periodo Syd Barrett, Yard­birds, Austin Powers, pantaloni viola a zampa d’elefante, ciuffi di capelli esplosivi, rustiche distorsioni, nell’album Dungeon golds, tendente al britannico, ma opera di un sottovalutato, solidissimo maestro di Seattle: Scott McCaughey. Padrino dell’indie rock americano, ideatore di mille progettini, collaboratore dei R.E.M. (il cui emerito chitarrista Peter Buck si nasconde qui con la sua 12 corde) e buontempone cronico assolutamente immune dall’angoscia del grunge.

2. Gatos Do Mar, Catania
Afflitta da un clima torrido, sola, una donna cammina sulla pietra lavica di una città sconosciuta alla ricerca del mare che non troverà perché prosciugato. Un brutto sogno che dà vita a una bella canzone, un viaggio onirico da parte di due vesuviani che non erano mai stati sotto l’Etna. Loro, la cantante (e sognatrice) Annalisa Madonna e l’arpista Gianluca Rovinello, a bordo dell’album La zattera, circolano tra jazz blues idiomi ispanici e anglofoni, alla deriva in un mare di suoni. E il cante jondo dei napoletani che si fonde con il dialetto siculo è una rarità.

3. Il Fieno, Oslo
Gabriele Bosetti, lungo e taciturno come un incrocio tra il sellerone moccioso di una band britpop e la silhouette di Rasputin in tante storie di Hugo Pratt, fa il magazziniere e raccoglie pensieri in forma di canzone che rilascia attraverso Il Fieno, una band lombardoberlinese ad assetto variabile. Echi dei Cure e dei Joy Division, shoegazing in Valpadana, superstrade, paure e fame, un mondo grigio contro cui sfogarsi, un po’ di tutto questo anima I vivi, un primo album che parla di maggiore età e delle relative disillusioni con una fluency da voto alto.

Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2015 a pagina 92 di Internazionale, con il titolo “Città per cantare”. Compra questo numero | Abbonati

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