1. Snoop Dogg, feat. Kendrick Lamar & Rick Ross, I’m ya dogg
Alla fine resta lui come retriever dell’r’n’b più burroso, del lifestyle godereccio, delle cose per cui valeva la pena di abbaiare: nel suo nuovo album Bush il rappare di una volta, strafumato eppure così suadente, si è ridotto al lumicino e si nasconde dietro un’opulenta cortina di, ehm, fumo, in cui i suoni giusti e happy sono a cura di Pharrell Williams e gli ospiti variano da Stevie Wonder a Gwen Stefani. Troppo indolente, ma in termini di pura coolness il nostro Dogg è imbattibile.
2. Flo Morrissey, Pages of gold
Giovane malinconica bohémienne di buona famiglia londinese à la page, un poco da vergini suicide, ma interprete designata dello spleen dei tempi moderni, nel suo album Tomorrow will be beautiful porta a farsi volere bene anche se farsi venire la pelle d’oca da una del 1994 non è ammesso. Lei se ne frega e If you can’t love this all goes away resta lì a dimostrarlo. Anche se poi troppa purezza vocale etereo-femminile fa sempre un po’ film splatter da massacro sul lago nel campeggio dei boy scout, e ad autoinfliggersi troppa musica così poi sanguina il cuore.
3. Fabi Silvestri Gazzè, Il padrone della festa (live)
Sì, sono loro i padroni della festa, questi tre scapigliati cacio e pepe che girano in tour e ancora, non paghi, fanno un doppio album live, che ormai neanche i Kiss. E loro, supergruppo light di un canto degregoriano declinato per una platea di giovanotti medi, romaneschi e donchisciotteschi quanto basta, uniscono le forze in chilometrici concerti intrisi di buonumore, e per puro entertainment value sono duri da battere, alla faccia di tutti quelli che rincorrono lo stadio pieno d’estate. Ideale per divertirsi sulla Salerno-Reggio durante le ore fresche.
Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2015 a pagina 80 di Internazionale, con il titolo “Feste burrofunk ”. Compra questo numero | Abbonati”. Compra questo numero | Abbonati
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