L’ondata di freddo senza precedenti che si è abbattuta sul Texas, provocando numerose vittime e milioni di sfollati privati di elettricità e riscaldamento, è uno di quegli eventi estremi che risvegliano fantasmi. Negli Stati Uniti e all’estero, tutti osservano attraverso il proprio prisma ideologico le immagini stupefacenti provenienti dal Texas, stato tra i più ricchi ma travolto dalla catastrofe climatica.
Trattandosi del Texas, simbolo dell’industria petrolifera statunitense, il dibattito si è rapidamente spostato sull’ecologia. Il governatore repubblicano ha individuato un colpevole ideale: l’elettricità sarebbe stata interrotta dagli impianti delle energie rinnovabili, con le pale eoliche congelate e i pannelli solari inattivi. Secondo il governatore la situazione attuale dimostra che il Texas ha bisogno dei combustibili fossili.
Peccato che tutti i fact-checker, i servizi di verifica delle informazioni dei grandi mezzi d’informazione statunitensi, hanno dimostrato che non è tanto il malfunzionamento delle pale eoliche ad aver causato le interruzioni di elettricità e riscaldamento, quanto la rete dei gasdotti, che si è congelata. Le centrali a gas hanno dovuto interrompere l’attività.
Un vantaggio politico
Quello che si è riacceso è un vecchio dibattito, perché nella polemica è compreso il ricordo fresco dell’era Trump e della sua negazione del cambiamento climatico, oltre al conflitto specificamente texano tra difensori e avversari della potente industria petrolifera.
I democratici hanno mancato per poco la conquista del Texas in occasione dell’ultima campagna elettorale, e alcuni ritengono già che questa catastrofe possa risultare decisiva per far cambiare orientamento politico allo stato, ricordando che nel 2011 il Texas aveva vissuto un’ondata di freddo da record che aveva minacciato la produzione energetica e che niente è stato fatto per rimediare alle criticità. “Accusare le energie rinnovabili è un modo disonesto di cercare un vantaggio politico e scaricare le responsabilità”, ha commentato il Washington Post.
Le sfortune degli Stati Uniti fanno la fortuna del regime cinese
Per i repubblicani una sventura tira l’altra. Il 18 febbraio è scoppiato uno scandalo per le immagini che mostrano Ted Cruz, senatore del Texas ed ex rivale di Trump diventato il suo più accanito difensore, mentre parte di nascosto con la famiglia per il Messico tentando di sfuggire al freddo texano.
Le reazioni internazionali più interessanti arrivano dalla Cina, dove i mezzi d’informazione statali diffondono le foto del Texas fornendo un’immagine disastrosa. Dopo la gestione caotica della pandemia negli Stati Uniti, in contrasto con quella ottimale in Cina, la catastrofe texana rafforza la narrativa del potere cinese.
Hu Xijin, provocatorio caporedattore del quotidiano di partito Global Times, ne ha approfittato per prendere in giro gli intellettuali che avevano “idealizzato” gli Stati Uniti e creduto nella superiorità del loro sistema. “Pensavamo che l’occidente fosse più capace di migliorarsi rispetto a noi, ma si è rivelato falso. Li abbiamo sopravvalutati”.
Le sfortune degli Stati Uniti fanno la fortuna del regime cinese, che basa la sua legittimità sulla sua capacità di risolvere i problemi, mentre il covid e la vicenda texana dimostrano che le democrazie hanno perduto il senso dell’efficacia al servizio dei cittadini. Nella “guerra dei modelli” sempre più intensa, questa è una debolezza non da poco.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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