A un mese esatto dalla caduta di Kabul, l’impero passa al contrattacco. L’annuncio a sorpresa, arrivato nella notte tra il 15 e il 16 settembre, di una tripla alleanza militare tra gli Stati Uniti, l’Australia e il Regno Unito ha ricadute almeno su due piani: uno, quello politico-diplomatico, riguarda la Cina, evidentemente presa di mira da questo nuovo accordo; e un altro che fa della Francia una vittima collaterale con l’annullamento di un’enorme commessa di sottomarini francesi per l’Australia, sostituiti da sottomarini a propulsione nucleare statunitensi.
Si respira un’aria da guerra fredda in questa alleanza destinata a contrastare le pretese di Pechino nell’area del Pacifico. L’Aukus, acronimo dell’alleanza che riprende le iniziali inglesi dei nomi dei tre paesi, ha l’obiettivo di “contenere” l’espansione cinese, per riprendere una parola caratteristica della prima guerra fredda.
Il mar Cinese meridionale – dove Pechino ha costruito illegalmente degli isolotti artificiali militarizzati – e Taiwan – che la Cina vuole dominare a qualunque costo – rientrano evidentemente nel raggio d’azione di questa alleanza, che sicuramente Pechino giudicherà come una provocazione. C’è da aspettarsi dei seri momenti di tensione in questa zona.
Il confronto con la Cina serve a Washington per dimostrare che il ritiro dall’Afghanistan non implica un ripiego sugli affari interni
Quando Kabul è caduta in mano ai taliban il mondo intero si è interrogato sulla credibilità degli Stati Uniti e soprattutto sulla loro capacità di garantire la sicurezza. La risposta di Joe Biden, dunque, è arrivata subito, sotto forma di un aumento del confronto con la Cina, necessario a Washington per dimostrare che il ritiro dall’Afghanistan non implica un ripiego sugli affari interni, ma anzi segna la ripresa di un nuovo dispiegamento di forze di fronte a Pechino.
Gli Stati Uniti scelgono a questo scopo un’alleanza tradizionale: con il Regno Unito, inquieto dall’estate scorsa sul destino della sua “relazione speciale” con Washington, e con l’Australia, fedele alleata fin dai tempi della guerra di Corea degli anni cinquanta.
Per concludere l’accordo, Washington esporterà in Australia sottomarini a propulsione nucleare, una fornitura riservata finora solo a Londra, e di fatto renderà la Francia una vittima collaterale di questo patto.
Per Parigi e la sua industria bellica è un duro colpo. Il comunicato congiunto rilasciato nella notte dal ministro degli esteri Jean-Yves Le Drian e dalla ministra della difesa Florence Parly, non usa giri di parole. La Francia e Canberra avevano firmato sei anni fa un gigantesco contratto da decine di miliardi di euro per la fornitura di dodici sottomarini alimentati in forma ibrida, diesel ed elettrico, perché l’Australia all’epoca non voleva saperne del nucleare. Il premier australiano Scott Morrison è stato in visita a Parigi solo tre mesi fa e il contratto era confermato.
Il comunicato francese se la prende soprattutto con gli statunitensi accusati di “incoerenza” per aver scartato “un alleato e partner europeo come la Francia da un’alleanza strutturale con l’Australia”, e aggiunge che questa decisione “rafforza la necessità di portare in primo piano la questione dell’autonomia strategica europea”.
La Francia non aveva nessuna intenzione di entrare nella crescente guerra fredda tra la Cina e gli Stati Uniti: questo colpo a tradimento spingerà ulteriormente Parigi a cercare una “terza via” nelle sue relazioni con la Cina. È evidente che l’Europa non è un peso massimo nel mondo post Kabul disegnato da Joe Biden.
(Traduzione di Giovanna Chioini)
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