Nell’ondata di brutte notizie che si abbatte sull’Ucraina da settimane – e in particolare negli ultimi giorni con l’offensiva di terra russa nella regione di Charkiv – è giusto dare notizia di uno sviluppo positivo ma poco sottolineato. L’Ucraina è riuscita a indebolire la minaccia russa nel mar Nero, al punto tale che le esportazioni di cereali attraverso la via marittima sono ormai vicine ai livelli precedenti all’invasione di febbraio del 2022.
Ne avevamo parlato l’anno scorso, quando la Russia aveva tentato di imporre un blocco navale nel mar Nero per poi negoziare attraverso la mediazione della Turchia e infine tirarsi indietro ad accordo ormai concluso. All’epoca temevamo l’impatto del blocco sull’economia ucraina e sulla filiera alimentare mondiale a causa del peso di Kiev in questo settore. Ma le cose sono andate diversamente.
L’Ucraina ha eliminato diverse navi russe nel mar Nero, costringendo Mosca ad allontanare il resto della flotta. Evidentemente le operazioni in Crimea e gli attacchi con i droni navali e aerei hanno cambiato radicalmente il rapporto di forze.
Secondo il New York Times, che ha avuto accesso a dati affidabili, negli ultimi sei mesi l’Ucraina ha esportato via mare più di 27 milioni di tonnellate di cereali, una quantità che si avvicina ai livelli degli anni precedenti alla guerra. A settembre le navi che erano riuscite a salpare dal porto di Odessa erano state solo cinque, mentre a marzo sono state 231. Per Kiev si tratta di un successo innegabile.
Questa partita si gioca su più piani. Bloccando le esportazioni di cereali, infatti, la Russia aveva un doppio obiettivo. Per prima cosa voleva indebolire l’economia ucraina. Considerando che le esportazioni rappresentano un terzo del pil di Kiev, la scomparsa di questi guadagni sarebbe stata disastrosa per un’economia già devastata dalla guerra.
In secondo luogo il Cremlino sperava di creare il panico a livello internazionale, provocando carenze e rialzi dei prezzi. Mosca ha anche cercato di interpretare la parte del buon samaritano: l’anno scorso diversi paesi africani invitati a un vertice con la Russia si sono visti offrire gratuitamente grandi quantità di cereali, che in alcuni casi erano stati sequestrati in Ucraina.
Ma ormai è chiaro che l’esercito ucraino è stato capace di sventare questa minaccia, infliggendo nel frattempo perdite significative alla flotta russa. Gli esperti, però, sottolineano la fragilità di questo successo, sia perché nelle cifre degli ultimi mesi è compreso il grano rimasto bloccato l’anno scorso sia perché il prossimo raccolto si annuncia scarso, anche a causa degli effetti della guerra.
In difficoltà nel mar Nero, l’esercito russo utilizza altri metodi per ostacolare le esportazioni, bombardando Odessa e gli altri porti della regione. La battaglia dei cereali non è ancora finita, ma il ritorno alla normalità va sottolineato. Soprattutto perché le altre notizie che arrivano dal fronte sono pessime.
Nel fine settimana l’esercito russo ha lanciato un’offensiva nella regione di Charkiv, ottenendo diversi successi. Kiev sostiene di aver bloccato il nemico, ma tradisce una certa inquietudine. I russi stanno cercando di approfittare della carenza di munizioni dell’avversario, in attesa dell’arrivo delle forniture promesse dai paesi occidentali. Mosca è all’attacco, ma la sconfitta nel mar Nero dimostra che la partita è ancora tutta da giocare.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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