Nel giro di pochi giorni i leader di tre grandi paesi europei hanno reagito alle dichiarazioni provocatorie di Elon Musk: Emmanuel Macron il 6 gennaio in un discorso pubblico, il primo ministro britannico Keir Starmer rivolgendosi alla stampa e il cancelliere tedesco Olaf Scholz in piena campagna elettorale.

Quale altro cittadino privato ha il potere di provocare reazioni così illustri? Evidentemente Musk non è affatto una persona come le altre, perché è l’uomo più ricco del mondo, perché controlla società importanti come Tesla e SpaceX e perché è molto vicino a Donald Trump, che gli ha affidato il compito di tagliare le spese federali. Come se non bastasse, Musk è anche il proprietario del social network X (ex Twitter), che ha trasformato in una cassa di risonanza delle cause che sostiene.

Macron ha attaccato il miliardario americano senza mai nominarlo e accusandolo di guidare una “nuova internazionale reazionaria”. L’espressione, assolutamente calzante, proviene da un’analisi pubblicata dalla rivista online Le Grand Continent, e descrive la corrente che mescola il “trumpismo” e la potenza del tecnonazionalismo di Musk.

Ma perché Musk attacca l’Europa? Partiamo dai fatti. A poche settimane dalle elezioni in Germania, Musk ha manifestato il suo sostegno per l’AfD, partito di estrema destra. Il miliardario ha espresso la sua approvazione su X e sulla stampa tedesca, e il 9 gennaio parteciperà a un incontro con la leader del partito Alice Weidel sul suo social network, regalandole un’enorme visibilità.

Musk ha scagliato le sue frecce anche contro il Regno Unito, riesumando un vecchio scandalo su una serie di stupri, scoppiato dieci anni fa, per attaccare Keir Starmer (che all’epoca dirigeva la procura nazionale) e prendendo le parti di un estremista in prigione, Tommy Robinson.

Quando Nigel Farage, leader del partito di estrema destra Reform, ha preso la distanze da Robinson, Musk ne ha chiesto la sostituzione alla guida del partito. Solo Giorgia Meloni, presidente del consiglio italiana e rappresentante dell’estrema destra nazionale, sembra rientrare nelle grazie di Musk.

Qual è il motivo di queste ingerenze senza precedenti da parte di un imprenditore americano nella politica interna dell’Unione? Per Musk l’Europa incarna un vecchio mondo: troppo “socialista”, troppo burocratico e soprattutto troppo regolamentato per le aziende tecnologiche come le sue. Un sistema da abbattere, in poche parole.

Musk non parla a nome di Trump, ma per il momento resta allineato con il futuro presidente degli Stati Uniti, di cui ha adottato i codici di comunicazione sfruttando la forza di X.

Il suo riavvicinamento a Trump, insieme a quello di altri giganti della tecnologia, sancisce un matrimonio tra i nuovi padroni del capitalismo americano e l’uomo del Make America Great Again. Questo connubio irrita gli ultra-nazionalisti americani duri e puri come Steve Bannon, che si chiamano fuori. È un’alleanza sconvolgente che avrà conseguenze enormi sul rapporto tra l’America e i suoi partner, a cominciare dagli europei.

Il 6 gennaio, davanti agli ambasciatori francesi riuniti all’Eliseo, Macron ha descritto il “disordine del mondo” dichiarando che “chi applica le regole del passato sarà divorato”. L’Europa avrà la forza necessaria per resistere ai nuovi predatori? A giudicare dal panico generato dalle raffiche di tweet di Musk, la battaglia sembra del tutto impari.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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