Nel catasto italiano sono censite 33 milioni di unità immobiliari. Le caratteristiche e il valore degli immobili registrati non sono mai stati modificati dall’entrata in funzione del catasto, negli anni sessanta, con l’eccezione delle variazioni presentate dai proprietari. Per questo i centri storici presentano nel catasto caratteristiche diverse da quelle reali.

Lo scostamento tra i valori di mercato e i valori catastali è troppo alto: la riforma del catasto è ormai imprescindibile. La revisione degli estimi effettuata nel 1990 non ha centrato l’obiettivo di rappresentare le caratteristiche effettive delle abitazioni. Era basata, infatti, su un aggiornamento monetario delle tariffe e non sulla riclassificazione delle unità immobiliari. In un momento in cui la tassa sulla casa è messa e poi tolta dal governo di turno, quale occasione migliore per affrontare uno dei problemi più annosi del nostro paese?

Questa riforma, promessa da tutti i governi dal 1996, sarebbe l’unico modo per rendere davvero equa la tassazione sugli immobili – che si chiami Imu o Service tax – attribuendo a ciascuno il corretto valore e il corretto reddito netto che in condizioni ordinarie sarebbe in grado di produrre. Come ha dichiarato lo stesso ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni, il tempo previsto per una riforma del genere è cinque anni. Cosa stiamo aspettando?

Nel frattempo si possono usare i dati delle compravendite per stimare il valore di mercato delle case. E incentivare queste transazioni riducendo le tasse sulle compravendite immobiliari.

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