In media un congedo di maternità costa a un’impresa italiana 5.822 euro. Le aziende contribuiscono al 20 per cento della retribuzione e versano per intero l’importo della tredicesima e delle ferie. Una somma del genere, tutt’altro che trascurabile, non stimola certo l’occupazione delle donne tra i 25 e i 44 anni: temendo di dover sostenere questo costo, le imprese, a parità di produttività e di salario, tendono a preferire un uomo a una giovane donna.
Si può invertire la tendenza? Come suggerisce Giuseppe Cusin su
lavoce.info, si potrebbero indennizzare le aziende per i costi della maternità delle lavoratrici assunte con contratto a tempo indeterminato. L’operazione sarebbe finanziata con un contributo proporzionale al numero delle dipendenti stabili invece di pagare per ogni singola lavoratrice in maternità, secondo lo schema delle assicurazioni sociali.
In questo modo verrebbe meno l’incertezza del costo della maternità e, di conseguenza, la convenienza per molte imprese (soprattutto quelle di piccole dimensioni) a non assumere stabilmente personale femminile.
Un’altra via potrebbe essere quella di introdurre un contributo per tutti i dipendenti, maschi e femmine, stabili e precari, con l’effetto di ridurre la domanda di lavoro maschile e quella di lavoro femminile precario, a favore del lavoro femminile stabile.
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