Le scuole elementari peruviane permettono, loro malgrado, di verificare i limiti dell’introduzione delle tecnologie informatiche nella didattica. Come altri paesi di Sudamerica e Africa, il Perù ha aderito al progetto One laptop per child (Olpc), ideato e lanciato da Nicholas Negroponte e sostenuto finanziariamente da Google e altre grandi imprese del settore. L’idea, di cui qui già abbiamo parlato, è produrre computer a basso costo e consumo minimo, e arrivare a dotarne ciascun bambino fin dai primi passi della scolarizzazione nei paesi meno sviluppati. A effetti positivi registrati altrove, fanno riscontro effetti nulli o negativi nelle elementari del Perù.
Al ministero dell’educazione di Lima i funzionari osservano che gli insegnanti non sono preparati a sfruttare il nuovo mezzo. A quanto pare si limitano a farlo usare per far copiare quello che loro scrivono sulla lavagna: una specie di quaderno più ingombrante e fastidioso da aprire e chiudere. Così si perde tempo inutilmente e ne risulta un peggioramento nell’apprendimento di scrittura e aritmetica. Lo ha rilevato un rapporto della Inter-American Development Bank (The Economist, A disappointing return from an investment in computing, 7 aprile 2012). Si conferma così la conclusione cui nel 2011 erano arrivate le analisi di un’agenzia educativa indipendente, McRel: l’insegnamento via computer è prezioso per i bravi insegnanti, ma in mano ai mediocri ha effetti nulli o negativi.
Internazionale, numero 945, 20 aprile 2012
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