Il premio Nobel per la medicina è stato assegnato il 2 ottobre alla ricercatrice ungherese Katalin Karikó e al suo collega statunitense Drew Weissman per lo sviluppo dei vaccini a rna messaggero (mRna), decisivi nella lotta contro la pandemia di covid-19.
I due scienziati, considerati tra i favoriti, sono stati premiati “per le loro scoperte sulle modifiche alle basi nucleiche che hanno permesso lo sviluppo di vaccini a mRNA efficaci contro il covid-19”, ha spiegato la giuria.
“I vincitori hanno contribuito allo sviluppo, a un ritmo senza precedenti, di vaccini contro una delle più gravi minacce alla salute umana dei tempi moderni”, ha aggiunto.
Karikó e Weissman, colleghi da molti anni all’università della Pennsylvania, negli Stati Uniti, rispettivamente di 68 e 64 anni, avevano già vinto premi prestigiosi, tra cui il premio Lasker, spesso considerato un precursore del Nobel.
Premiando i due ricercatori, il comitato per il Nobel si è discostato dalla prassi abituale di privilegiare ricerche condotte molti decenni prima.
Le loro scoperte risalgono infatti al 2005, mentre i primi vaccini a base di rna messaggero contro il covid-19 sono stati prodotti da Pfizer-BioNTech e Moderna alla fine del 2020.
Istruzioni genetiche
Durante la pandemia moltissime persone hanno imparato a conoscere il principio dei vaccini a rna messaggero: si concentrano su una piccola parte del virus – nel caso del sars-cov-2 la cosiddetta proteina “spike” – e iniettano nell’organismo filamenti di istruzioni genetiche, chiamate rna messaggero, che stimolano la produzione di questa proteina.
Di per sé innocuo, questo piccolo frammento del coronavirus è poi rilevato dal sistema immunitario, che comincia a produrre anticorpi.
Nel corso della storia il Nobel per la medicina ha premiato scoperte importanti come i raggi X, la penicillina, l’insulina e il dna, ma anche la lobotomia e l’insetticida ddt, che oggi sono caduti in disgrazia.
Oltre al premio, Karikó e Weissman riceveranno un assegno di undici milioni di corone svedesi (circa 920mila euro).