Con il 52,1 per cento dei voti, l’uomo d’affari Daniel Noboa è diventato il 15 ottobre, ad appena 35 anni, il più giovane presidente nella storia dell’Ecuador. Noboa ha promesso di portare “la pace” a un paese devastato dalle violenze legate al narcotraffico.
La sua rivale Luisa González, legata all’ex presidente di sinistra Rafael Correa (2007-2017), ha ottenuto il 47,9 per cento dei voti nel battottaggio delle presidenziali. González ha ammesso la sconfitta prima ancora che lo spoglio fosse completato, congratulandosi con il vincitore. Il Consiglio nazionale elettorale (Cne) ha poi confermato la vittoria di Noboa.
“Domani cominceremo a lavorare per un nuovo Ecuador”, ha affermato il presidente eletto dalla sua roccaforte di Olón (ovest). “Vogliamo ricostruire un paese minato dalla violenza, dalla corruzione e dall’odio”.
“Questo è il momento della speranza”, ha dichiarato accanto alla moglie incinta, ringraziando “Dio, mia moglie, i miei genitori e tutte le persone che hanno reso possibile questo nuovo e improbabile progetto politico”.
Noboa ha ribadito l’impegno “a rafforzare l’istruzione e l’occupazione, e a ridare la pace alle famiglie che non possono uscire in strada”.
L’affluenza alle urne è stata superiore all’82 per cento.
Il voto, che si è svolto senza incidenti, segna una pesante sconfitta per il “correismo”, che ha dominato la politica ecuadoriana negli ultimi quindici anni. Correa, che nel 2020 è stato condannato in contumacia a otto anni di prigione per corruzione, vive in Belgio dal 2017.
González, 45 anni, era arrivata in testa al primo turno del 20 agosto con il 34 per cento dei voti. Noboa era arrivato a sorpresa secondo con il 23 per cento dei voti, dopo una campagna elettorale segnata dall’assassinio di uno dei principali candidati, Fernando Villavicencio, un ex giornalista che aveva denunciato la corruzione.
Ondata di violenza
Un tempo considerato un’oasi di pace in America Latina, l’Ecuador, che ha diciotto milioni di abitanti ed è stretto tra la Colombia e il Perù, i due maggiori produttori di cocaina al mondo, è stato travolto da un’ondata di violenza senza precedenti legata alla criminalità organizzata e al traffico di droga.
Daniel Noboa è il figlio di Álvaro Noboa, che ha fatto fortuna con le esportazioni di banane e si è candidato senza successo alla presidenza per cinque volte, compresa una sconfitta con Correa nel 2006.
Il presidente eletto ha studiato nelle migliori università statunitensi prima di entrare nell’impero di famiglia, la Noboa Corporation.
Ha annunciato un giro di vite contro la criminalità organizzata, “militarizzando porti e frontiere, e proteggendo le rotte strategiche”.
È prevista anche una riforma dell’amministrazione carceraria, che Noboa ha descritto come un “disastro totale”. Negli ultimi anni nelle prigioni del paese si sono moltiplicati gli scontri tra detenuti di bande rivali, che hanno causato centinaia di vittime.
Noboa, liberale ed espressione della destra imprenditoriale, con appena due anni di esperienza come deputato, ha promesso anche di ridurre la povertà e aumentare l’occupazione.
Ma avrà poco tempo per mantenere le promesse. Resterà infatti al potere solo fino all’inizio del 2025, quando scadrà il mandato del presidente uscente, il conservatore Guillermo Lasso, che ha indetto le elezioni anticipate per evitare di essere destituito in seguito ad accuse di corruzione.
Noboa dovrà anche cercare di assicurarsi una maggioranza all’assemblea nazionale, dove al momento può contare solo su tredici deputati su un totale di 137.
Il passaggio dei poteri tra Lasso e Noboa è previsto intorno al 10 dicembre.