Gli aiuti internazionali di cui gli abitanti della Striscia di Gaza hanno disperatamente bisogno continuano ad accumularsi sul lato egiziano del valico di Rafah, ma non è stato ancora possibile consegnarli. Secondo le Nazioni Unite, non potranno entrare nella Striscia prima del 21 ottobre a causa dei danni causati dai bombardamenti israeliani.

Secondo le autorità israeliane, più di 1.400 persone, in grande maggioranza civili, sono state uccise il 7 ottobre nel corso dell’attacco senza precedenti di Hamas in territorio israeliano. Circa 1.500 miliziani di Hamas sono rimasti uccisi nella controffensiva che ha permesso a Israele di riprendere il controllo delle aree sotto attacco. Inoltre, Hamas ha rapito 203 ostaggi, che comprendono cittadini di più di venti paesi.

Senza scampo
Decenni di politiche israeliane hanno contribuito a creare una situazione insostenibile a Gaza. Fino all’esplosione della violenza terroristica di Hamas del 7 ottobre e alla nuova guerra

Secondo Hamas, i bombardamenti israeliani hanno causato 3.785 vittime nella Striscia di Gaza, tra cui 1.524 bambini. Interi quartieri sono stati rasi al suolo e altri sono privi di acqua, cibo ed elettricità a causa dell’assedio totale proclamato dal governo israeliano il 9 ottobre. Più di un milione di persone sono state costrette a lasciare le loro case.

I convogli con gli aiuti umanitari sono in attesa da giorni di poter entrare nella Striscia di Gaza, un piccolo territorio con 2,4 milioni di abitanti. Il 20 ottobre gli egiziani hanno cominciato a rimuovere i blocchi di cemento installati dopo che l’aviazione israeliana ha bombardato il valico di Rafah.

“Una goccia nel mare”

L’emittente tv egiziana Al Qahera News aveva affermato la sera del 19 ottobre che il valico di Rafah, l’unico non controllato da Israele, sarebbe stato aperto già il 20 ottobre.

La situazione a Gaza è “più che catastrofica”, ha dichiarato Sara Alzawqari, portavoce dell’Unicef per la regione del Golfo. “Il tempo passa e i bambini continuano a morire”.

Michael Ryan, direttore del programma per le emergenze dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha definito “una goccia nel mare” l’accordo raggiunto dal presidente statunitense Joe Biden e da quello egiziano Abdel Fattah al Sisi per permettere l’ingresso nella Striscia di Gaza di venti camion. “Abbiamo bisogno di duemila camion”, ha dichiarato.

Il 19 ottobre, nel corso di una visita al Cairo, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha invocato un “accesso umanitario rapido e senza ostacoli” e un “cessate il fuoco immediato”.

Intanto, Israele sta preparando la sua offensiva di terra nella Striscia di Gaza. Indossando un giubbotto antiproiettile, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha visitato le truppe schierate al confine, invitandole a “combattere come leoni” e a “vincere”.

Il presidente statunitense Joe Biden, rientrato a Washington, ha affermato il 19 ottobre nel corso di un discorso alla nazione che il 20 ottobre chiederà al congresso di approvare al più presto un pacchetto di aiuti per Israele e l’Ucraina.

Pur sostenendo con forza Israele, Biden ha anche sottolineato che gli abitanti della Striscia di Gaza “hanno bisogno urgente di cibo, acqua e medicine”.

Biden punta anche a evitare un allargamento del conflitto. Gli Stati Uniti hanno schierato due portaerei nel Mediterraneo orientale per dissuadere l’Iran o l’Hezbollah libanese, entrambi alleati di Hamas, dall’intervenire.

“Un cacciatorpediniere statunitense operante nel Mar Rosso settentrionale ha abbattuto il 19 ottobre tre missili e alcuni droni lanciati dai ribelli huthi yemeniti e potenzialmente diretti in Israele”, ha affermato il Pentagono.

Colpita una chiesa a Gaza

Il 20 ottobre Israele ha annunciato l’evacuazione di Kiryat Shmona, una cittadina di venticinquemila abitanti al confine con il Libano, a causa delle tensioni con Hezbollah.

Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e il re di Giordania Abdallah II hanno avvertito che il conflitto potrebbe allargarsi e hanno contestato la “punizione collettiva degli abitanti di Gaza”.

Il 19 ottobre Hamas ha accusato l’esercito israeliano di aver colpito una chiesa a Gaza, causando la morte di alcune persone che si erano rifugiate all’interno.

L’esercito israeliano ha ammesso di aver effettuato un raid aereo nella zona “per colpire il centro di comando e controllo di un terrorista di Hamas coinvolto nel lancio di razzi verso Israele”.

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