Il leader socialista Pedro Sánchez con la leader di Sumar Yolanda Díaz. (Oscar Del Pozo, Afp)

Il Partito socialista spagnolo (Psoe) e la formazione Sumar (sinistra radicale) hanno annunciato il 24 ottobre di aver raggiunto un accordo per formare un “governo progressista”.

Il leader socialista Pedro Sánchez e quella di Sumar Yolanda Díaz, attuale ministra del lavoro, “hanno finalizzato un accordo di coalizione”, hanno dichiarato i due partiti in un comunicato congiunto.

L’accordo è un passo importante verso la conferma di Sánchez, che governa con la sinistra radicale dal 2020. Ma servirà anche l’appoggio di alcuni deputati regionali, in particolare degli indipendentisti catalani.

Il documento elenca alcune priorità per la prossima legislatura. Sono previste misure per il lavoro, tra cui “la riduzione dell’orario, a parità di stipendio” e “un piano contro la disoccupazione giovanile”. I due leader prevedono anche di rendere più ambiziosi “gli obiettivi climatici della Spagna”.

La questione dell’amnistia

Nelle elezioni anticipate del 23 luglio scorso, a ottenere più voti era stato il Partito popolare (Pp, destra) di Alberto Núñez Feijóo. Ma quest’ultimo non è riuscito a formare una coalizione, aprendo la strada a un nuovo governo di sinistra.

Sánchez ha già ottenuto l’appoggio degli indipendentisti baschi. Per governare, però, avrà bisogno anche degli indipendentisti catalani, in particolare della coalizione Junts per Catalunya (JxCat), responsabile di un tentativo fallito di secessione nel 2017. Il leader Carles Puigdemont si è rifugiato in Belgio per sfuggire alla giustizia spagnola.

In cambio del sostegno al governo, gli indipendentisti catalani chiedono un’amnistia per i responsabili del tentativo di secessione, avvenuto con un referendum per l’autodeterminazione.

L’amnistia è contestata dalla destra e da una parte del Partito socialista.