La capitale colombiana Bogotá, che solitamente dispone di grandi risorse idriche, ha introdotto l’11 aprile, fino a nuovo ordine, alcune misure di razionamento dell’acqua a causa di una grave siccità, aggravata dal fenomeno climatico del Niño.
Anche altre capitali latinoamericane, tra cui Montevideo, Città del Messico e Lima, che non dispongono delle risorse idriche di Bogotá, hanno sofferto negli ultimi mesi di carenze di acqua.
L’area metropolitana di Bogotá, che ha più di otto milioni di abitanti, è stata divisa in nove settori, che subiranno interruzioni nelle forniture idriche ogni dieci giorni.
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Ogni giovedì le notizie più importanti sulla crisi climatica e ambientale. A cura di Gabriele Crescente.
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L’11 aprile le forniture idriche sono state interrotte per ventiquattr’ore nel primo settore, e nei giorni successivi toccherà agli altri. Sono previste eccezioni per ospedali e scuole.
Le misure di razionamento resteranno in vigore fino a quando le riserve idriche di Bogotá, che si trovano principalmente tra i monti della Cordigliera orientale, a est della città, torneranno a livelli normali.
“La situazione è critica”, ha avvertito il 10 aprile sul social network X il sindaco Carlos Galán.
A La Calera, un comune di 36mila abitanti alla periferia di Bogotá, il razionamento è in vigore già dalla fine di febbraio, con sospensioni nelle forniture idriche per circa quattro ore al giorno.
Il 70 per cento dell’approvvigionamento idrico del comune dipende dalle vicine gole di San Lorenzo, il cui flusso si è ridotto drasticamente dall’inizio dell’anno.