Il 24 aprile si sono aperte le urne nella Macedonia del Nord per il primo turno delle elezioni presidenziali, sullo sfondo di una questione decisiva per il futuro del paese: le condizioni poste dall’Unione europea per l’ingresso nel blocco.
La vita politica di questo stato balcanico di 1,8 milioni di abitanti è stata impantanata per anni in discussioni sull’opportunità di accettare le richieste europee e in particolare quelle della Bulgaria.
Quest’ultima ha insistito affinché la lingua macedone fosse considerata come un semplice dialetto bulgaro, questione che Skopje ha rifiutato. Poi, in una seconda fase, ha chiesto l’inclusione della minoranza bulgara nella costituzione, con il rischio di fare deragliare i negoziati per l’adesione della Macedonia del Nord all’Unione europea.
Il loro sostegno, o la loro mancanza, al secondo turno sarà cruciale, “in particolare il sostegno dei partiti albanesi”, sottolinea Ana Petruseva, direttrice dell’ong Birn.
Per la maggioranza dei cittadini, la cosa più importante è che il paese smetta di perdere i suoi giovani. “La situazione è sempre più insostenibile, i giovani se ne vanno e noi ci chiediamo chi resterà qui e come lavoreremo”, riassume Sanja Jovanović-Damjanovska, un’impiegata della pubblica amministrazione. “Spero che chiunque vinca s’impegni per migliorare il nostro tenore di vita e offrire ai giovani un futuro migliore”, continua.
“Voglio che la Macedonia del Nord entri a far parte dell’Europa, in modo da avere posti di lavoro, in modo che la gente possa lavorare”, dice Faik Kurtis, un falegname. “Non voglio che i giovani vadano all’estero, voglio che restino qui, nel loro paese”.
I due principali candidati alla presidenza di questo paese, che ha già dovuto cambiare nome per porre fine a un conflitto con un altro vicino, la Grecia, non sono d’accordo sulla risposta da dare a Bruxelles.
Stevo Pendarovski, il presidente uscente, socialdemocratico, è indietro nei sondaggi con il 16 per cento delle intenzioni di voto: vuole rivedere immediatamente la costituzione per portare avanti i negoziati con l’Unione europea che sono in corso dal 2005.
“Durante il mio primo mandato abbiamo risolto una questione cruciale, quella dell’adesione alla Nato”, ha dichiarato durante la campagna elettorale il professore universitario di 61 anni. “Credo che durante il mio prossimo mandato riusciremo a chiudere tutti i capitoli con l’Unione europea. Non sarà facile ma significherà maggiore prosperità”.
In testa ai sondaggi con il 26 per cento delle intenzioni di voto, Gordana Siljanovska-Davkova, la sua principale rivale, sostenuta dal partito di destra Vrmo-Dpmne, vuole aspettare che il suo paese diventi membro dell’Unione prima di modificare le leggi fondamentali.
“Se bastasse rivedere la costituzione per entrare nell’Unione europea, saremmo già lì”, ha detto Siljanovska-Davkova, 71 anni, durante la campagna elettorale, promettendo di “non dimenticare gli interessi nazionali”. Nelle elezioni del 2019 Pendarovski aveva vinto al secondo turno.