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Ai margini dell’Europa sono in corso tre battaglie fondamentali

Georgia, Moldova, Macedonia del Nord: questi tre paesi vivono situazioni molto diverse, ma tutte legate all’Unione europea. E potenzialmente da loro dipende anche la stabilità del continente. Leggi

L’Europa al centro delle presidenziali nella Macedonia del Nord

Si sono aperte le urne nella Macedonia del Nord per il primo turno delle elezioni presidenziali, sullo sfondo di una questione decisiva per il futuro del paese: l’adesione all’Unione europea. Leggi

La Macedonia cresciuta nel mito dell’unità jugoslava

Gli abitanti dell’attuale Macedonia del Nord si sono sempre sentiti poco considerati. Ma una nuova generazione di artisti e attivisti è riuscita a superare i confini e a creare uno spazio condiviso di lingue e culture. Leggi

Macedonia, un referendum per aiutare a stabilizzare i Balcani

Se il 30 settembre vincerà il sì al nuovo nome e all’ingresso nell’Ue e nella Nato, potrebbe sparire una delle cause di instabilità nei Balcani. Leggi

La guerra dei nomi in Macedonia

Senza un vero motivo, la Grecia nega al suo vicino settentrionale l’uso del nome Macedonia da quando è diventato indipendente dalla Jugoslavia nel 1991. Leggi

Il mondo all’una

Un commissario per il Russiagate, scontri in Venezuela e il nuovo governo francese: cosa succede nel mondo. Leggi

In Macedonia i nazionalisti leggermente in testa
In Macedonia i nazionalisti leggermente in testa. Secondo i risultati quasi definitivi delle elezioni generali dell’11 dicembre il Partito democratico per l’unità macedone (destra conservatrice) ha ottenuto il 38 per cento dei voti e l’Unione socialdemocratica di Macedonia il 36,7 per cento delle preferenze. I sostenitori di entrambi i partiti hanno rivendicato la vittoria, ma al momento della ripartizione dei seggi le due formazioni potrebbero avere lo stesso numero di deputati.
Dopo le elezioni in Macedonia è in vantaggio il partito conservatore.
Dopo le elezioni in Macedonia è in vantaggio il partito conservatore. A circa metà del conteggio dei voti, il Partito democratico per l’unità macedone, formazione della destra conservatrice, si è attestato intorno al 39 per cento. Il suo principale avversario, l’Unione socialdemocratica di Macedonia, sarebbe invece intorno al 36 per cento. I sostenitori di entrambi i partiti hanno già rivendicato la vittoria.
È morta la cantante macedone Esma Redžepova.
È morta la cantante macedone Esma Redžepova. Popolarissima nei Balcani e soprannominata la “regina dei rom”, Redžepova nel 2013 fu nominata “artista nazionale della repubblica di Macedonia” dal presidente Gjorge Ivanov. La cantante è morta a Skopje, dopo una breve malattia. Aveva 73 anni.
Almeno 21 persone sono morte per le alluvioni in Macedonia.
Almeno 21 persone sono morte per le alluvioni in Macedonia. Numerose persone risultano ancora disperse a causa delle forti piogge che hanno colpito i dintorni della capitale macedone, Scopje. Alcuni edifici sono crollati a causa della pioggia, altri sono rimasti allagati. Alcune zone sono ancora senza elettricità. Le autorità hanno dichiarato lo stato d’emergenza per quindici giorni.
La rivoluzione colorata della Macedonia

In gran parte del mondo l’espressionismo astratto non è più uno stile artistico all’avanguardia, ma c’è un paese in cui sta vivendo un revival: la Macedonia. Nella capitale Skopje gli artisti lavorano giorno e notte, colorando gli edifici e le statue pubbliche di tutti i colori dell’arcobaleno, con uno stile chiaramente ispirato a Jackson Pollock. Leggi

Intercettazioni illegali in Macedonia, il presidente cancella l’amnistia per tutti i politici coinvolti.
Intercettazioni illegali in Macedonia, il presidente cancella l’amnistia per tutti i politici coinvolti. Gjorge Ivanov ha revocato l’amnistia, concessa due mesi fa, per gli ultimi 34 dei 56 politici e i funzionari implicati in uno scandalo di intercettazioni illegali che ha scosso il paese perché riguarda ventimila macedoni. Ivanov aveva già revocato l’amnistia per 22 persone a fine maggio. Il caso ha scatenato violente proteste nel paese e dure condanne a livello internazionale. L’instabilità politica ha spinto il governo a rinviare indefinitamente le elezioni legislative, previste per il 5 giugno.
Cosa resta dopo lo sgombero di Idomeni

Il 24 maggio la polizia greca ha cominciato lo sgombero degli 8.500 migranti che si trovavano nel campo di Idomeni, al confine con la Macedonia. Tende e strutture sono state distrutte dalle ruspe. Una parte dei migranti è stata trasferita in strutture gestite dal governo greco e dai militari, ma molti altri si sono sottratti al sistema di accoglienza ufficiale e si sono accampati in campi improvvisati. Il reportage di Cosimo Caridi. Leggi

A Idomeni una crisi umanitaria è affrontata con le ruspe

Sarebbero dovute arrivare delegazioni di avvocati, medici, psicologi, operatori umanitari per ricollocare in Europa i profughi che da mesi vivevano accampati al confine tra Grecia e Macedonia, invece hanno mandato migliaia di poliziotti in tenuta antisommossa per sgomberare le famiglie che erano in attesa di riprendere il loro viaggio o di trovare una sistemazione. Dove fallisce la politica, arriva l’ordine pubblico. Leggi

L’Europa tiene in ostaggio i profughi a Idomeni

Idomeni è il più grande campo profughi della Grecia, “la Dachau dei nostri giorni” l’ha definita il ministro dell’interno greco. Una distesa di tende lungo la ferrovia al confine con la Macedonia. Dove prima c’era un valico di frontiera per accedere alla rotta balcanica, ora dodicimila persone aspettano di sapere quale sarà il loro futuro. I bambini sono quasi la metà. Leggi

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