Il 24 luglio, in occasione di un discorso al congresso a Washington, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha invitato gli Stati Uniti e Israele a “rimanere uniti di fronte alla minaccia di Hamas e dell’Iran”, difendendo con forza la guerra nella Striscia di Gaza.
“In Medio Oriente l’asse del terrore iraniano sta sfidando gli Stati Uniti, Israele e i nostri amici arabi”, ha affermato Netanyahu davanti a un congresso diviso, a più di nove mesi dall’inizio della guerra. “Non si tratta di uno scontro di civiltà, ma di uno scontro tra barbarie e civiltà”.
“La vittoria d’Israele sarà anche la vittoria degli Stati Uniti”, ha aggiunto tra gli applausi degli eletti repubblicani.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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Il premier israeliano ha ricevuto decine di standing ovation dal campo repubblicano, mentre più di sessanta democratici, tra cui l’ex presidente della camera dei rappresentanti Nancy Pelosi, hanno boicottato il suo discorso.
Molti democratici contestano la condotta di guerra da parte d’Israele, che ha causato decine di migliaia di vittime palestinesi – 39.145 secondo gli ultimi dati del ministero della salute di Hamas – e una catastrofe umanitaria.
All’esterno del congresso migliaia di manifestanti si sono riuniti per protestare contro la visita di Netanyahu, definito un “criminale di guerra”.
“Ho un messaggio per i manifestanti: siete ufficialmente gli utili idioti dell’Iran”, ha dichiarato Netanyahu.
Il premier israeliano ha esortato gli Stati Uniti a continuare a fornire aiuti militari a Israele per “accelerare la fine della guerra”. Washington ha sospeso una piccola parte degli aiuti – bombe di un certo calibro – senza mai mettere in discussione il suo sostegno.
Netanyahu ha anche parlato del dopoguerra nella Striscia di Gaza, affermando che Israele non vuole “tornare a occupare” il territorio palestinese ma solo “smilitarizzarlo e deradicalizzarlo”.
“Per qualche tempo però dovremo mantenere il controllo della sicurezza per assicurarci che non costituisca mai più una minaccia per Israele”, ha aggiunto.
Nessun accenno invece a uno stato palestinese, al quale Netanyahu continua a opporsi con veemenza. Sulla questione le posizioni d’Israele e degli Stati Uniti rimangono molto lontane.
Il 25 luglio Netanyahu incontrerà il presidente statunitense Joe Biden, con il quale ha un rapporto complicato. La vicepresidente Kamala Harris, candidata democratica alla Casa Bianca, vedrà il premier israeliano separatamente.
Il premier israeliano andrà poi in Florida il 26 luglio per incontrare il candidato repubblicano Donald Trump, che ha ringraziato calorosamente nel suo discorso al congresso.