Il 30 settembre l’esercito israeliano ha condotto un attacco nel cuore di Beirut, il primo da quando nell’ottobre 2023 sono cominciate le ostilità tra Israele e Hezbollah, uccidendo tre membri di un gruppo armato, ha affermato una fonte della sicurezza libanese.

Nell’ultima settimana l’esercito israeliano aveva bombardato ripetutamente la periferia sud di Beirut, roccaforte di Hezbollah, ma non aveva mai preso di mira il centro della capitale.

Secondo la fonte della sicurezza, “almeno quattro persone sono rimaste uccise quando un drone esplosivo ha colpito un appartamento della Jamaa islamiya nel centro di Beirut”. Si tratta di un gruppo sunnita libanese che sostiene Hezbollah.

Il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), un gruppo palestinese laico e di sinistra che Israele e l’Unione europea considerano terroristico, ha annunciato la morte di tre suoi membri nell’attacco.

L’episodio arriva in un momento in cui l’esercito israeliano sta mantenendo alta la pressione militare contro Hezbollah per l’ottavo giorno consecutivo, con violenti attacchi contro le sue roccaforti in tutto il Libano, tre giorni dopo aver ucciso il suo capo Hassan Nasrallah.

Il 30 settembre cominciano in Libano tre giorni di lutto nazionale “per il martirio di Hassan Nasrallah, che si aggiunge alla lista delle persone uccise nel corso dell’aggressione israeliana”, come ha affermato il governo libanese.

Prima dell’alba del 30 settembre l’esercito israeliano ha annunciato di aver colpito decine di obiettivi di Hezbollah nella valle della Beqaa e di aver intercettato “un oggetto volante sospetto arrivato in territorio israeliano dal Libano”.

“Il 29 settembre i raid israeliani hanno ucciso almeno 105 persone”, ha affermato il ministero della salute libanese.

Dopo un anno di scambi di fuoco tra Israele e Hezbollah al confine tra i due paesi, l’esercito israeliano ha intensificato i bombardamenti a partire dal 23 settembre per consentire il ritorno a casa di decine di migliaia di sfollati israeliani.

Su un altro fronte, il 29 settembre Israele ha effettuato dei raid contro obiettivi dei ribelli huthi nello Yemen, uccidendo quattro persone, dopo che questi ultimi avevano rivendicato il lancio di un missile verso l’aeroporto di Tel Aviv.

I raid hanno preso di mira i porti e le centrali elettriche della regione occidentale di Hodeida, il principale punto d’ingresso per le merci e gli aiuti umanitari nelle aree controllate dagli huthi.

“Nessun posto è troppo lontano per Israele”, ha avvertito il ministro della difesa Yoav Gallant.

“Una guerra totale in Medio Oriente dev’essere evitata”, ha affermato il presidente statunitense Joe Biden, che ha però definito la morte di Nasrallah “un atto di giustizia”.

L’Arabia Saudita ha invece chiesto il 30 settembre il rispetto della “sovranità e dell’integrità territoriale del Libano”, esprimendo “grande preoccupazione” per l’intensificarsi del conflitto tra Hezbollah e Israele in un momento in cui è ancora in corso l’offensiva israeliana contro Hamas nella Striscia di Gaza.

Durante l’operazione contro Nasrallah, chiamata “Nuovo ordine”, l’esercito israeliano ha affermato di aver ucciso “più di venti terroristi presenti nel quartier generale sotterraneo di Hezbollah, situato sotto edifici civili”.

La morte di Nasrallah, considerato l’uomo più potente del Libano, costituisce una vittoria importante per Israele contro l’Iran e i suoi alleati.

Suo cugino Hashim Safi al Din, esponente di spicco del gruppo, è considerato un potenziale successore.

Secondo il primo ministro libanese Najib Miqati, quasi un milione di libanesi sono stati costretti a lasciare le loro case nel più grande trasferimento di popolazione nella storia del paese.

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