Il 17 dicembre le Nazioni Unite hanno stimato che un milione di rifugiati siriani potrebbe tornare in Siria nel primo semestre del 2025, in seguito alla caduta del regime di Bashar al Assad.
“In base alle nostre previsioni, circa un milione di siriani potrebbe fare rientro nel paese tra gennaio e giugno”, ha affermato Rema Jamous Imseis, responsabile di Medio Oriente dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).
“Ma non dev’essere un ritorno forzato”, ha aggiunto, lanciando un monito ai paesi ospitanti.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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Molti stati europei hanno infatti reagito alla caduta di Assad sospendendo le procedure di asilo per i cittadini siriani, e alcuni partiti antimmigrazione hanno chiesto l’immediato ritorno in Siria dei rifugiati.
“Ai governi che hanno sospeso le procedure dico che devono continuare a garantire l’accesso al proprio territorio ai richiedenti asilo, in attesa di capire se è davvero possibile tornare a casa in sicurezza”, ha sottolineato Rema Jamous Imseis.
Dal 2011 milioni di siriani hanno lasciato il loro paese a causa delle persecuzioni e della guerra civile.
La maggior parte ha trovato rifugio nei paesi vicini, e in particolare in Turchia, che ha accolto quasi tre milioni di profughi.
Molti sono stati accolti in Germania nell’ambito di un piano voluto dalla cancelliera dell’epoca Angela Merkel.
Dopo la caduta di Assad l’Unhcr ha preso posizione alle frontiere della Siria per cercare di farsi un’idea sui flussi in entrata e in uscita, dato che le nuove autorità non sono ancora in grado di farlo.
Molti siriani stanno tornando nel paese, ma altri lo stanno lasciando, in particolare membri di minoranze e funzionari dell’ex regime.
“Oggi molte persone non sono più in pericolo in Siria, ma ci sono nuove categorie vulnerabili”, ha concluso Rema Jamous Imseis.