
Prima è arrivato il caldo estremo, che ha causato la morte di centinaia di persone, poi sono scoppiati centinaia di incendi, che hanno costretto le autorità canadesi a sgomberare molti villaggi. “Tra la fine di giugno e l’inizio di luglio la provincia della British Columbia, nell’ovest del paese, si è trovata in una situazione senza precedenti, che ha mostrato la vulnerabilità del Canada e l’incapacità di fronteggiare gli eventi estremi, più frequenti a causa della crisi climatica”, scrive il Globe and Mail. Solo tra il 25 e il 30 giugno le autorità hanno registrato 486 morti improvvise, un aumento del 195 per cento rispetto al solito. In molte città le strade sono collassate e le reti elettriche sono andate in tilt. Il caso più emblematico è quello del villaggio di Lytton, dove la temperatura ha toccato i cinquanta gradi e poco dopo è stato distrutto dalle fiamme causate dai fulmini. “Il caldo estremo è il frutto di una cappa di calore provocata dall’alta pressione, che impedisce ai venti di circolare”.
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Questo articolo è uscito sul numero 1417 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati