
La guerra civile nella regione del Tigrai rischia di espandersi nel resto dell’Etiopia dopo che il 10 agosto il primo ministro Abiy Ahmed ha invitato “tutti i cittadini abili e maggiorenni a unirsi all’esercito, alle forze speciali e alle milizie per mostrare il loro patriottismo” prendendo le armi contro il Fronte popolare di liberazione del Tigrai (Tplf). Il giorno dopo Kumsa Diriba, comandante del gruppo armato Esercito di liberazione oromo, che da anni porta avanti le rivendicazioni dell’etnia più numerosa del paese, ha fatto sapere di essersi alleato con il Tplf per rovesciare il governo, scrive Al Jazeera. La situazione nel Tigrai, colpito dalla carestia, è gravissima: 5,2 milioni di persone hanno bisogno di aiuti alimentari. Alla fine di giugno il governo ha imposto un blocco in Tigrai che permette il passaggio di solo una piccola parte dei convogli umanitari e il 4 agosto ha sospeso le attività di tre ong: Medici senza frontiere, il Norwegian refugee council e la Maktoume foundation.
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Questo articolo è uscito sul numero 1423 di Internazionale, a pagina 35. Compra questo numero | Abbonati