Il 22 gennaio il primo ministro indiano Narendra Modi ha inaugurato un tempio indù sulle rovine di una storica moschea nella città settentrionale di Ayodhya, nell’Uttar Pradesh. Ha mantenuto così un importante impegno con i nazionalisti indù che, nelle speranze del suo partito, dovrebbe permettergli di ottenere un terzo mandato consecutivo alle elezioni di aprile.
Il tempio, ancora in costruzione, è dedicato al dio indù Rama ed è la risposta alle rivendicazioni avanzate da tempo da milioni di devoti. Per il Bharatiya janata party (Bjp), il partito di Modi, e per altri gruppi nazionalisti indù, il tempio è un elemento centrale della loro rivendicazione dell’orgoglio indù, che ritengono calpestato da secoli di dominio islamico e di colonialismo britannico.
Modi, vestito con un kurta tradizionale, ha guidato la cerimonia di apertura mentre i sacerdoti indù intonavano inni nel santuario dentro il tempio, dov’è stata installata una scultura in pietra di Rama alta 1,3 metri. Un sacerdote ha suonato la conchiglia per segnalare l’apertura del tempio e Modi ha deposto un fiore di loto davanti all’icona di pietra nera, addobbata con intricati ornamenti dorati e con in mano un arco e una freccia d’oro. Poi si è prostrato davanti alla statua. “Nostro signore Rama è arrivato dopo secoli di attesa”, ha detto Modi, applaudito da migliaia di persone. Ha dichiarato che il tempio è stato costruito dopo “innumerevoli sacrifici” ed è la testimonianza di un’India in ascesa che “sta rompendo le catene della mentalità schiavista”. “Il 22 gennaio 2024 segna l’alba di una nuova era”, ha detto Modi.
Milioni di indiani hanno seguito la cerimonia in diretta tv, dove l’evento è stato presentato come uno spettacolo religioso. “Comincia il Ram rajya (governo di Rama)”, recitava un titolo del telegiornale. Ram rajya è un’espressione sanscrita che nell’induismo significa governo giusto ed etico, ma è stata usata dai nazionalisti indù per indicare il dominio indù in un’India ufficialmente laica.
Quasi 7.500 persone, tra cui esponenti dell’élite industriale, politici e star del cinema, hanno assistito al rito su uno schermo gigante fuori dal tempio, mentre un elicottero militare lanciava petali di fiori. Modi ha voluto incarnare un’inedita ed esplicita fusione tra religione e politica in India. Prima dell’apertura di quello ad Ayodhya, ha visitato per undici giorni diversi templi di Rama come parte di un rituale indù.
Gli analisti considerano la cerimonia del 22 gennaio come l’inizio della campagna elettorale di Modi che, nei suoi quasi dieci anni al governo, ha cercato di trasformare il paese da democrazia laica in uno stato esplicitamente religioso. Secondo gli osservatori, la sfarzosa esibizione mostra fino a che punto con Modi si sia erosa la separazione tra religione e stato. “Altri primi ministri prima di lui avevano visitato templi e luoghi di culto, ma l’avevano fatto da devoti. Questa è la prima volta che un premier ci va in veste di sacerdote”, commenta Nilanjan Mukhopadhyay, esperto di nazionalismo indù e autore di un libro su Modi.
Il tempio si trova in uno dei luoghi religiosi più problematici dell’India e dovrebbe rafforzare le probabilità per Modi di ottenere il terzo mandato consecutivo, facendo leva sul sentimento religioso degli indù, che sono l’80 per cento su una popolazione di 1,4 miliardi di abitanti.
Ayodhya, un tempo piena di case attaccate le une alle altre e bancarelle fatiscenti, ha subìto un elaborato rifacimento in vista dell’inaugurazione del tempio. Le strade strette sono state trasformate in un percorso di pellegrinaggio a quattro corsie verso il tempio, i turisti arrivano in un nuovo aeroporto e in un’enorme stazione ferroviaria e le principali catene alberghiere stanno costruendo nuove strutture. Per l’inaugurazione sono arrivati gruppi di devoti da tutto il paese che ballano al ritmo di canti religiosi trasmessi dagli altoparlanti nelle strade addobbate di fiori. Ayodhya è tappezzata di enormi sagome di Rama e manifesti di Modi. I confini della città sono stati chiusi per impedire l’ingresso di altre persone e sono stati dispiegati circa ventimila agenti e più di diecimila telecamere di sicurezza. “Sono qui per vedere la storia mentre si svolge davanti ai nostri occhi. Da secoli la storia del signore Rama risuona nei cuori di milioni di persone”, dice Harish Joshi, arrivato dallo stato dell’Uttarakhand quattro giorni prima della cerimonia.
Una ferita aperta
Costato circa 217 milioni di dollari e distribuito su quasi tre ettari, il tempio sorge sulle macerie della moschea di Babri, risalente al sedicesimo secolo e rasa al suolo nel 1992 da una folla di estremisti indù convinti che fosse stata costruita a sua volta sulle rovine del tempio che segnava il luogo di nascita di Rama.
Il sito è stato per molto tempo motivo di attriti religiosi tra le due comunità e la demolizione della moschea scatenò in tutta l’India sanguinose rivolte che provocarono la morte di duemila persone, per lo più musulmani. Nel 2019, con una decisione molto discussa, la corte suprema ha definito la distruzione della moschea “una grave violazione” della legge, ma ha concesso il sito agli indù, assegnando ai musulmani un altro appezzamento di terreno. Questa storia è ancora una ferita aperta per molti musulmani, che vedono nella costruzione del tempio una prova della politica suprematista indù di Modi.
L’inaugurazione si è trasformata in un grande evento nazionale. Il governo ha organizzato proiezioni in diretta in tutto il paese e i cinema di alcune città hanno offerto anche popcorn. I sostenitori del Bjp hanno distribuito bandiere religiose di casa in casa e Modi ha incoraggiato la gente a festeggiare accendendo lampade nelle abitazioni e nei santuari locali. Il giorno dell’evento gli uffici governativi sono rimasti chiusi per mezza giornata e in molti stati è stato decretato un giorno di festa. Anche i mercati azionari e monetari sono rimasti chiusi.
Non tutti però hanno festeggiato. Quattro importanti autorità religiose indù si sono rifiutate di partecipare, affermando che la consacrazione di un tempio incompiuto va contro le scritture. Anche alcuni leader del Congress, il principale partito d’opposizione, hanno boicottato l’evento, mentre molti parlamentari dell’opposizione accusano Modi di sfruttare il tempio per ottenere vantaggi politici. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1547 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati