Povero il Google Alert di Rosalía, quando si attiva per accostamenti con artiste sparse nel sud di vari mondi. Diventata elemento di paragone per chi fa alla tarantella quello che lei ha fatto al flamenco, per la nail art più sfacciata e per un’estetica cyber-sangria, Rosalía si difende dalle imitazioni continuando a proporre un pop sinceramente onnivoro e gioiosamente affamato, più che bulimico. Forse la differenza tra il suo Chicken teriyaki e il Poké melodrama di Angelina Mango (non ho letto una recensione del suo primo album in studio senza un riferimento a Rosalía, e questa non fa eccezione) sta proprio nella linea che passa tra volere tanto e volere tutto.

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Mango ha un gusto riconoscibile, ma nel suo vero esordio infila quattordici canzoni che spaziano da una ricerca di ritmi più contemporanei e consapevoli di quel che è successo negli ultimi dieci anni (Melodrama è un gran bel pezzo e l’estate ce lo ricorderà) a un richiamo ancestrale non tanto a Sanremo quanto ai pezzi meno ispirati che giravano al Festivalbar. In questo poké c’è un po’ di tutto: Lene Marlin cresciuta con i Gemelli Diversi (Diamoci una tregua è un altro pezzo fatto bene, perfetto per le rotture sentimentali da fine anno scolastico, ma con un Bresh non troppo necessario) e un immaginario Disney filtrato dalle serie romance su Netflix (Edmund e Lucy) che può suscitare imbarazzo per eccesso glicemico. Angelina Mango resta un talento puro, disordinato e fresco, e meno male che ha voglia di fare questi pasticci adesso. La cattiveria arriverà a suo tempo, ma non è un dovere neanche quella. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1568 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati