Prima della valanga delle novità recuperiamo questo divertente piccolo classico della letteratura cinese del novecento (pubblicato nel 1929) che narra il confronto tra due culture in modo ironico e divertente ma anche istruttivo, critico nei confronti dei pregiudizi (sia inglesi sia cinesi) con cui i protagonisti hanno a che fare, migranti in cerca di fortuna in una Londra ancora imperiale dove il pregiudizio anticinese è nutrito dalla letteratura popolare e poliziesca (con il super-cattivo Fu-Manchu), dal cinema e dal teatro. I due Ma vi sbarcano, assistiti da un ex missionario che li sistema presso una vedova con figlia, per aprire un negozietto di antiquariato, e soffrono non poche difficoltà e diffidenze, ma anche loro prevenuti nei confronti degli inglesi. Lao She, già autore del Ragazzo del risciò, ha scritto una commedia simpatica ed egregiamente tradotta e presentata da due giovani studiose, Gottardo e Morzenti, che fa pensare a certe formidabili commedie cinematografiche di Ealing (magari con Alec Guinness) e prima ai romanzi di P.G. Wodehouse (e di Dickens) o al Maggiordomo di McCarey (su un super-inglese nel far west), film caro a Calvino. Storie come quella dei Ma si ripetono ogni giorno anche in Italia. Al suo acutissimo autore andò male: tifò per la rivoluzione ma si ammazzò nel 1966 per le persecuzioni subite dai fanatici di quella “culturale”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1423 di Internazionale, a pagina 89. Compra questo numero | Abbonati