Un’amica mi ha mandato una classifica delle dediche più divertenti mai pubblicate. Tra queste: “Alla mia famiglia, senza la quale questo libro sarebbe stato completato molto prima”. Il sentimento di quella frase intossica la protagonista del romanzo d’esordio della scrittrice messicana Valeria Luiselli. È il sentimento di un’autrice che insegue “l’ampio respiro” che si cerca nei libri, ma che si sente soffocata in una casa con due bambini e un matrimonio infelice. La sua voce si confonde con quella del fantasma di un poeta messicano, Gilberto Owen, da cui è ossessionata, e si sovrappone a quella del marito, che legge il libro che lei sta scrivendo, e che anche noi stiamo leggendo. Il romanzo si muove su piani geografici e temporali confusi, portando con sé una moltitudine di sconosciuti, artisti, scrittori, vivi, morti o chissà. Ciò che lo rende ancora più originale è una protagonista inattendibile. Prima dice che chi scrive dovrebbe essere come Emily Dickinson, “rinchiusa dentro la propria casa, con i suoi fantasmi”, e poi che dovrebbe essere l’opposto, “una donna che non sopporta di stare nella propria casa e s’inventa una vita, una famiglia, ma è incapace di abitare il mondo che costruisce”. Volti nella folla è tutte le vite che viviamo mentre cerchiamo di creare strutture piene di buchi, sono le persone che incontriamo mentre scriviamo di fantasmi.
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Questo articolo è uscito sul numero 1520 di Internazionale, a pagina 77. Compra questo numero | Abbonati