Fabrizio Bozzetti
Margherita dei ribelli
DeriveApprodi, 416 pagine, 20 euro

Le prime pagine di Margherita dei ribelli mi riportano a Witches, midwives, and nurses. A history of women healers, il bellissimo saggio di Barbara Ehrenreich, in cui ricorda come le donne siano sempre state erboriste e farmaciste, temute per la loro conoscenza e tacciate di essere eretiche e streghe. Margherita Boninsegna si chiude in convento per sfuggire a un matrimonio imposto dal fratello, e si avvicina all’arte delle erbe e dei rimedi. Fugge dal monastero proprio sulle tracce di una curatrice, Francesca, una forestiera che ha l’aria di chi si fida dei boschi più che dei cristiani, e che la porterà verso Trento. È l’anno 1303, in un medioevo dominato dalla chiesa e in cui si vive all’ombra dell’inquisizione, quando Margherita si unisce a fra’ Dolcino da Novara, incontrandolo davanti al rogo di un’eretica. Da quell’incontro nasce una comunità utopica di libertà che sfida il potere. Bozzetti, scrittore e sceneggiatore, recupera una figura sradicata dalla storia le cui poche informazioni biografiche sono legate alla documentazione dei vincitori. In questo romanzo Margherita si prende lo spazio che le è sempre stato negato, in un racconto che si muove sul crinale tra mito e memoria. Un libro molto lungo, camaleontico nel suo essere storico e d’avventura, a tratti soppesa troppo fatti e situazioni, si allunga in una scrittura ricca, ma intrattiene e incuriosisce. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1608 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati