Marc Andreessen e Ben Horowitz sono i due affaristi americani che hanno fondato nel 2009 il fondo di investimento Andreessen Horowitz. Il manifesto di questo fondo è esplicitamente allineato alle idee del cosiddettoeffective accelerationism (accelerazionismo efficace, spesso abbreviato e/acc). L’e/acc è una corrente di pensiero che propone lo sviluppo senza vincoli alla tecnologia e alle intelligenze artificiali, nella convinzione che la tecnologia sia la soluzione a tutti i problemi dell’umanità. per “garantire che la spirale ascendente del tecnocapitale continui per sempre”. Il fondo investirà, nei prossimi anni, 2,25 miliardi di dollari nelle intelligenze artificiali.
Anche se in varie elezioni presidenziali del passato Andreessen aveva sempre sostenuto e votato candidati democratici – Bill Clinton, Al Gore, John Kerry, Barack Obama e Hillary Clinton – a luglio del 2024 i due affaristi hanno dichiarato il loro sostegno pubblico per Donald Trump. La notizia ha fatto meno rumore della plateale discesa in campo di Elon Musk, ma rappresenta chiaramente il passaggio, più o meno dichiarato, di una parte del mondo della Silicon valley verso Trump e verso il modo in cui quest’ultimo ha rimodellato il partito repubblicano.
Nel loro podcast, Andreessen e Horowitz hanno spiegato che la tecnologia, assieme all’economia e alla potenza militare, è uno dei pilastri del successo degli Stati Uniti a livello globale e ha determinato, fra l’altro, la vittoria sul blocco sovietico durante la guerra fredda. Secondo i due, perdere questo primato significherebbe mettere a rischio la posizione statunitense di superpotenza mondiale: “Dobbiamo dirci chiaramente che l’ia fa molta paura, ma se non vinciamo noi, vincerà la Cina”, ha detto Horowitz. L’approccio di Biden alle ia e alla regolamentazione del settore tecnologico non è piaciuto ai due affaristi.
Sempre nell’estate del 2024, su una piattaforma di ispirazione repubblicana, è stato pubblicato un documento che propone una serie di progetti Manhattan per potenziare l’intelligenza artificiale nel settore della difesa. Una parte del documento si intitola Make America first in ai (portiamo l’America al vertice delle ia). L’idea è di cancellare le scelte di Biden che ostacolerebbero l’innovazione e imporrebbero “idee radicali di sinistra sullo sviluppo di questa tecnologia. Al suo posto, i repubblicani sostengono uno sviluppo delle ia fondato sulla libertà di espressione e sul benessere umano”.
Per quanto ci si sforzi sembra molto difficile vedere idee radicali di sinistra nelle politiche di Biden sulle ia, ma questa è la retorica con cui comunica il mondo politico che ruota intorno a Trump e al partito repubblicano contemporaneo. Il Washington Post aveva parlato del documento; un comunicato in risposta negava che quella fosse la posizione ufficiale di Trump.
Già: questo è il problema. Qual è la posizione ufficiale di Trump sulle ia? Quali sono le posizioni ufficiali di Trump su tutto? La sua prima presidenza è stata condotta all’insegna dell’imprevedibilità e del caos. Ma se le persone che lo sostengono sono dalla parte della totale deregolamentazione, perché non dovrebbe andare così anche nel mondo delle ia? In un contesto completamente privo di regole come quelle che ha provato a imporre l’amministrazione Biden, aziende come Palantir e Anduril – già impegnate in collaborazioni con il Pentagono – sarebbero libere di spingere sempre più avanti i propri progetti senza limitazioni.
E l’ossessione della lotta contro la Cina troverebbe la sua soddisfazione. La Silicon valley è stata per molto un tempo associata a una cultura di innovazione libera ma con una base di coscienza progressista. Questa coscienza progressista ha sempre riguardato i diritti civili, non certo la giustizia sociale. Nel 2016 il blocco del mondo tech era fermamente contro Trump salvo poche eccezioni come Peter Thiel, il miliardario fondatore di Paypal. Oggi la situazione è radicalmente cambiata.
Né Donald Trump né Kamala Harris hanno parlato molto di intelligenze artificiali durante la campagna elettorale, anche se nel mondo caotico di Trump, dove vale tutto, la documentazione fotografica di una folla in attesa di Harris era stata etichettata come fake prodotto con ia generative.
Ma i progressi nel campo delle ia dovrebbero proseguire e visto che ci sono in ballo, letteralmente, interessi miliardari e geopolitici, è chiaro che l’amministrazione del nuovo presidente degli Stati Uniti se ne dovrà occupare. Secondo Kevin Roose, giornalista del New York Times, Trump non dedicherà molto tempo a riflettere sulle ia ma “potrebbe delegare la questione a J.D. Vance, che sembra avere un certo interesse in materia. Se le sue opinioni sulle ia saranno influenzate dalle persone che lo circondano, è probabile che [le sue politiche] si concentreranno su incentivi per far avanzare rapidamente le aziende tecnologiche statunitensi e sull’eliminazione degli ostacoli normativi che potrebbero rallentarle”.
“Un aspetto interessante”, prosegue Roose, “è rappresentato da Elon Musk, una figura imprevedibile in questo contesto. Pur essendo a capo di un’azienda di ia, xAI, che trarrebbe beneficio da una regolamentazione leggera, Musk ha espresso preoccupazioni riguardo ai rischi esistenziali legati all’intelligenza artificiale. Ha anche sostenuto un controverso disegno di legge californiano che avrebbe imposto standard di sicurezza sui modelli di ia, una misura contrastata da molte altre aziende del settore”.
Insomma, caos e imprevedibilità continuano. Anche nel mondo delle ia.
Questo testo è tratto dalla newsletter Artificiale.
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Cosa succede nel mondo dell’intelligenza artificiale. Ogni venerdì, a cura di Alberto Puliafito.
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