Mentre le giornate si accorciano e gli scolari dell’emisfero settentrionale cominciano a tornare in classe, tre parole dovrebbero essere scritte su ogni lavagna: aerazione, aerazione, aerazione.

“L’aerazione è un’importantissima misura di controllo per il covid-19” afferma Cath Noakes, ingegnera dell’ambiente dell’università di Leeds, nel Regno Unito, e componente del Sage, il comitato governativo di consulenza scientifica per le emergenze.

Le scuole nello specifico sono un anello debole nell’ostacolare la diffusione del virus, essendo affollate di bambini in larghissima parte non vaccinati per i quali il distanziamento fisico è difficile. Le tre parole però dovrebbero essere ripetute in tutti i luoghi di aggregazione: uffici, pub, ristoranti, università, palestre, strutture sanitarie, luoghi di svago, bagni pubblici, luoghi di culto e trasporti pubblici.

Una questione intangibile
Abbiamo cominciato a concentrarci sull’aerazione grazie a una sempre maggiore conoscenza del modo in cui si trasmette il coronavirus sars-cov-2.

Nel marzo 2020 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha diffuso su Twitter un consiglio: “È un dato di fatto, il covid-19 non viene trasportato dall’aria. Il coronavirus si trasmette soprattutto tramite le goccioline generate quando una persona contagiata tossisce, starnutisce o parla”.

In seguito prove sempre più numerose del contrario hanno convinto l’Oms a modificare le sue posizioni. Adesso l’organizzazione ammette l’importanza fondamentale della trasmissione del virus tramite l’aria.

Nel marzo 2021 l’Oms ha pubblicato delle nuove linee guida sull’aerazione. “Il rischio di contrarre il covid-19 è più alto in spazi affollati a poco ventilati… È in questi ambienti che il virus sembra diffondersi in modo più efficace tramite le goccioline respiratorie o gli aerosol, perciò le precauzioni sono ancora più importanti”.

Anche definire in cosa consista una buona aerazione è difficile

“Sappiamo che il virus può essere trasportato in giro per una stanza in particelle molto piccole e che può aumentare se nella stanza c’è scarsa aerazione”, afferma Noakes. “E sappiamo che la scarsa aerazione è associata alla superdiffusione”.
Tuttavia la questione dell’aerazione è spesso intangibile. “L’aerazione è una delle misure di mitigazione più difficili da applicare bene”, afferma Noakes. “L’aria è qualcosa di molto complesso. Non esiste una sola regola semplice tipo ‘lavati le mani per 20 secondi’. Perfino una regola come ‘apri una finestra’ ha delle sfumature: un giorno puoi avere una buona aerazione, il giorno dopo le cose possono cambiare”.

Anche definire in cosa consista una buona aerazione è difficile. Il parametro di base è quante volte in un’ora l’aria presente in una stanza viene sostituita completamente, ma sul modo in cui questo si traduce in una maggiore protezione contro gli aerosol pieni di virus c’è molta più confusione. “Non sappiamo di preciso quali siano i livelli di aerazione necessari in un edificio per gestire il contagio, e ogni edificio è diverso”, afferma Noakes. “Sono necessarie altre ricerche”.

Qualità dell’aria sconosciuta
Ecco perché è difficile misurare se uno spazio è adeguatamente aerato. “Per comportarsi in modo responsabile le persone hanno bisogno di essere supportate dal governo britannico”, afferma Stephen Reicher dell’università di St. Andrews, nel Regno Unito. “Il fatto che il governo consigli a tutti di ‘aerare i locali’ va benissimo, ma come facciamo a sapere se gli spazi pubblici sono ben aerati se non abbiamo degli standard definiti, se questi standard non sono pubblicizzati e se gli spazi non sono monitorati?”.

Ci sono però cose che si possono fare. Dal punto di vista dei singoli individui, l’azione più efficace è investire in un sistema di monitoraggio dell’anidride carbonica, grazie al quale è possibile stimare la concentrazione di aria espirata nella stanza. “La quantità di anidride carbonica ci dice quanta aria presente nella stanza è stata espirata dalle persone”, spiega Noakes. “Questo dato può indicarci indirettamente il livello di aerazione”.

Anche i proprietari e i gestori di immobili hanno un ruolo essenziale. “Il modo in cui un edificio è gestito può fare una differenza enorme”, afferma Peter Guthrie, vicepresidente della Royal academy of engineering di Londra.

Purtroppo, afferma Guthrie, l’aerazione è spesso in fondo alla lista delle priorità. “È molto probabile che l’aerazione sia trascurata. Può essere difficile realizzarla bene, le persone tendono a non accorgersene e, a differenza di altre questioni importanti come il lavaggio delle mani e la pulizia, che sono segnali importanti di quanto si stia prendendo sul serio la responsabilità, l’aerazione è qualcosa di invisibile”, afferma.

“La gestione di un edificio è spesso considerata una rogna, oltre che un costo da sostenere”, afferma Hywel Davies della Charter institution of building service engineers di Londra. “Nessuno ne va matto e i gestori degli edifici spesso sono incentivati a concentrarsi su azioni più vistose, come i sistemi di transito a senso unico, gli igienizzanti per le mani e le pulizie frequenti”. Tuttavia questo “teatro dell’igiene” non è determinante per mitigare il rischio di diffusione del covid-19, afferma Gabriel Scally, presidente della sezione di epidemiologia e salute pubblica della Royal society of medicine, a Londra.

Perfino edifici con sistemi di aerazione adeguati hanno spesso carenze nella manutenzione e nella gestione. Nel Regno Unito sono pochissimi gli edifici con un’aerazione di alta qualità, afferma Guthrie. “La maggior parte delle persone trascorre il tempo in edifici che hanno sistemi di aerazione molto meno sofisticati”.

Un falso risparmio
Le aziende spesso ritengono la qualità dell’aria all’interno degli edifici un lusso troppo costoso, ma secondo Shaun Fitzgerald dell’università di Cambridge si tratta di un falso risparmio. Cita una ricerca danese che dimostra come una scarsa qualità dell’aria all’interno degli uffici possa abbassare la produttività fino al 9 per cento, circa mezza giornata ogni settimana per ciascun dipendente. “Lo definirei sul serio un buon investimento”, afferma Fitzgerald. “Le aziende dovrebbero pensare a quale sia il costo che stanno sostenendo già adesso per la scarsa qualità dell’aria al loro interno”.

I condizionatori possono peggiorare le cose. “A volte i condizionatori fanno parte del sistema di aerazione meccanico e in quel caso è probabile che vadano bene perché raffreddano l’aria e al tempo stesso forniscono aria nuova”, afferma Noakes. “Molti edifici però hanno unità che rimettono in circolo la stessa aria. Questo è preoccupante perché nascondono il fatto che nell’edificio ci sia una scarsa aerazione. Ti fanno stare bene, ma non fanno altro che rimettere in circolo di continuo la stessa aria”.

“Bisogna verificare se le finestre che dovrebbero essere aperte funzionano tutte”, dice Fitzgerald. “È un dato di fatto che molte finestre che si trovano a un livello più basso e possono essere raggiunte facilmente da chi si trova in un edificio sono oggetto di una manutenzione migliore rispetto a quelle che si trovano in alto. Le finestre più alte restano incollate dalla vernice e sono fuori gioco. Perdere l’uso delle finestre è un grosso problema in inverno. Aprendo di poco tutte le finestre più alte si possono ottenere dei buoni livelli di aerazione senza gli spifferi freddi: l’aria fredda in entrata si mescola con l’aria presente nello spazio e viene riscaldata prima di toccare la persona più vicina”.

Far entrare aria fresca dalle finestre ai livelli più bassi può rendere lo spazio insopportabilmente freddo, perciò le persone le chiudono, osserva Fitzgerald. “Lo scorso inverno alcuni edifici nel Regno Unito erano molto freddi, soprattutto le scuole”, afferma Noakes. “Dobbiamo evitarlo”, riprende Fitzgerald.

Comodità senza ventilazione
I trasporti pubblici, nel Regno Unito come altrove, possono essere molto problematici. “I treni e gli autobus sono progettati per essere comodi, non per essere ben ventilati”, afferma Guthrie.

Tuttavia, nonostante le poche ricerche, alcuni sistemi di trasporto pubblico sembrano ben ventilati, afferma Noakes. Nel Regno Unito i treni delle linee principali hanno spesso una buona aerazione meccanica e di solito aprono spesso le porte. Inoltre gli atri di molte stazioni sono abbastanza grandi da diluire in bassissime concentrazioni il virus trasportato dall’aria.

Anche gli aeroplani e alcuni treni sotterranei sono sorprendentemente arieggiati. “Tutti hanno la sensazione che la metropolitana di Londra abbia un’aerazione pessima”, afferma Noakes. “La qualità dell’aria è scarsa, ma in realtà in un treno sotterraneo il tasso di aerazione è molto alto. Anche gli aerei hanno nel complesso sistemi di aerazione molto buoni. Pur rimettendo in circolo la stessa aria, lo fanno utilizzando ottimi filtri”.

New Scientist ha usato un sistema di monitoraggio per stabilire il tasso di aerazione nella metropolitana di Londra e ha scoperto una enorme variabilità a seconda della posizione nella carrozza e, cosa che non dovrebbe sorprendere, dell’affollamento del treno. Su un treno che dispone solo di posti in piedi, i livelli di anidride carbonica possono alzarsi molto rapidamente, ma su un treno tranquillo e vicino a una finestra aperta tra le carrozze i livelli di aerazione possono essere accettabili.

Favorire la manutenzione
In alcuni edifici anche i filtri dell’aria possono essere una soluzione. Sono disponibili diverse soluzioni ad alta tecnologia come i filtri Hepa (high efficiency particulate absorbing, filtri assorbenti di particolato ad alta efficienza) e i disinfettanti a raggi UV. Noakes avverte però di non considerarli una panacea. “Alcuni offrono potenzialmente grandi benefici, ma averne uno non significa che improvvisamente sono tutti al sicuro. I purificatori dell’aria funzioneranno bene in alcuni spazi ma non in altri. Il punto è individuare la tecnologia giusta per l’ambiente giusto. La nostra capacità di determinare in che modo usare queste tecnologie presenta delle lacune”.

C’è poi il rischio che i costruttori o i gestori degli edifici sprechino soldi nell’acquisto di soluzioni ad alta tecnologia quando sarebbe molto più vantaggioso limitarsi a fare la manutenzione dei sistemi esistenti, afferma Fitzgerald.

Presto potrebbe essere fatta maggiore chiarezza su quanto siano utili i filtri. La scorsa settimana è stato annunciato che trenta scuole elementari di Bradford, nel Regno Unito, parteciperanno a una ricerca finalizzata a stabilire se i filtri Hepa o Uv possano contribuire a diminuire i contagi da covid-19.

La pandemia ci ha costretto a concentrarci sul problema più ampio dell’insalubrità degli ambienti chiusi

In generale, spiega Noakes, non esiste una risposta facile e l’aerazione da sola non ci metterà al sicuro. “Dobbiamo ricordare che l’aerazione si limita a mitigare la trasmissione aerea per distanze tra persone superiori al metro e mezzo”, afferma. “Dobbiamo perciò assicurarci che siano applicate contemporaneamente anche altre misure: mascherine, distanziamento, pulizia delle superfici e igiene delle mani”.

Tuttavia quando arriverà l’inverno nell’emisfero settentrionale potrebbe esserci una rivoluzione nell’aria. La pandemia ci ha costretto a concentrarci sul problema più ampio dell’insalubrità degli ambienti chiusi e a maggio una squadra internazionale di ricercatori ha pubblicato sulla rivista Science un appello a ripensare la questione in modo radicale.

Secondo la promotrice Lidia Morawska della Queensland university of technology, in Australia, oggi gli standard per la qualità dell’aria negli ambienti chiusi non riescono a proteggerci dai patogeni trasportati dall’aria, come virus e batteri, ed è necessario migliorarli per garantire aerazione, filtraggio e disinfezione più elevati, oltre che rendere pubblico lo stato della qualità dell’aria al chiuso.

Secondo Morawska, nemmeno le ultime linee guida dell’Oms sono sufficienti. La portata del cambiamento richiesto equivale alla rivoluzione sanitaria dell’ottocento, quando città come Londra capirono che l’acqua contaminata rappresentava un problema di salute pubblica letale e hanno cominciato a costruire sistemi per la fornitura di acqua potabile e reti fognarie.

In alcuni luoghi il cambiamento è già cominciato. A New York, per esempio, nel sistema scolastico pubblico le condizioni di aerazione di ogni aula sono rese pubbliche su un sito web e le classi devono disporre di almeno due metodi funzionanti di aerazione. Il Belgio ha avviato le procedure perché diventi obbligatorio che tutti gli edifici pubblici rendano noti i loro livelli di anidride carbonica.

Secondo gli scienziati nel Regno Unito è urgente passare all’azione, tenuto conto della decisione del governo di non vaccinare in massa i minori di 16 anni nel paese.

“Questa è una malattia trasmessa per via aerea”, afferma Scally. “Se fosse stata trasmessa attraverso l’acqua avremmo preso provvedimenti, e lo stesso dovremmo fare con l’aria”. A suo avviso, così come i ristoranti sono ispezionati regolarmente per l’igiene alimentare, gli spazi pubblici dovrebbero essere ispezionati regolarmente per l’aerazione.

Reicher è d’accordo. “Non permetteremmo mai ai nostri figli di bere acqua sporca, ma a quanto pare tolleriamo che respirino aria sporca. È necessario un radicale cambiamento di atteggiamento”.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Questo articolo è uscito sul settimanale scientifico britannico New Scientist.

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