Il 16 settembre 1983, vicino al villaggio di Caraubalo, a Timor Leste, alcuni uomini del Kopassus, le forze speciali indonesiane, uccisero a freddo un gruppo di guerriglieri e le loro famiglie, comprese donne e bambini. L’Indonesia del generale Suharto, il secondo presidente del paese che governò in modo autoritario, aveva invaso la parte orientale dell’isola di Timor nel 1975, subito dopo la dichiarazione unilaterale d’indipendenza della colonia portoghese. All’annessione di Timor Leste da parte di Jakarta seguì una dura e cruenta repressione delle forze di resistenza.

Tra le testimonianze raccolte dalla Commissione per la verità e la riconciliazione istituita dall’Onu nel 2001, c’è quella di un uomo che si era nascosto sotto i corpi delle vittime del massacro di Caraubalo: “Ho sentito i gemiti di due bambini di uno o due anni, un maschio e una femmina, che erano scampati agli spari. Un soldato li ha sgozzati con un coltello prima di andare a fumare una sigaretta”. Quel giorno si calcola che siano morte 55 persone e il successivo altre 140, non si sa se civili o militanti della resistenza, furono uccise dallo stesso commando. A guidare la squadra del Kopassus c’era un giovane comandante di appena 26 anni, che era entrato nelle forze speciali nel 1976 e pochi mesi prima aveva sposato la secondogenita di Suharto. Era Prabowo Subianto, che negli anni a venire sarebbe diventato generale e poi capo delle forze strategiche di riserva dell’esercito indonesiano (Kostrad).

Nel 1996 Prabowo guidò una missione delle forze speciali nella provincia di Papua, dove i suoi uomini fecero una spedizione punitiva contro i civili sospettati di sostenere i separatisti. Nella primavera del 1998, quando Jakarta stava precipitando nel caos dopo il crollo della dittatura di Suharto, Prabowo si distinse ancora una volta per il rapimento e la tortura di studenti e attivisti pro-democrazia. Per quest’ultimo episodio fu congedato dall’esercito e gli fu revocato il permesso di ingresso negli Stati Uniti fino al 2019, quando diventò ministro della difesa di Joko “Jokowi” Widodo.

Prabowo Subianto è il vincitore, per ora ancora in via ufficiosa perché i dati definitivi arriveranno tra un mese circa, delle presidenziali del 14 febbraio in Indonesia. Secondo le proiezioni ha ottenuto almeno il 55 per cento dei voti. Ci è riuscito convincendo molti elettori che all’epoca dei fatti che abbiamo raccontato non erano nati e che di quei fatti non hanno evidentemente nemmeno memoria indiretta. “Sta arrivando l’inverno”, ha commentato alla luce dei risultati parziali il direttore esecutivo di Amnesty international Indonesia. “Ma la battaglia continua e tutti i colpevoli dovranno essere assicurati alla giustizia”. Dei 22 attivisti pro-democrazia rapiti nel 1998, di 13 non si è più saputo nulla.

Per approfondire:

  • Il ruolo di Jokowi nella vittoria di Prabowo, dal Jakarta Post (paywall).
  • Cosa porterà la presidenza di Prabowo, da Asia Unbound.
  • L’ascesa di Prabowo Subianto, dal Saturday Paper.
  • Perché quel che succede in Indonesia è importante. Emanuele Giordana ospite del podcast Il Mondo.
  • Un reportage dal Borneo, dov’è in costruzione la nuova capitale indonesiana, che il nuovo presidente eredita da Jokowi.
  • Prima delle elezioni Jokowi ha preparato il terreno per una nuova dinastia politica, la sua.

Questo testo è tratto dalla newsletter In Asia.

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