Nell’articolo di copertina dello scorso numero, a pagina 44, il presidente dell’Uruguay José “Pepe” Mujica dichiara: “Essere ateo non mi ha mai creato nessun problema, perché sono uruguaiano. José Luis Batlle (presidente dell’Uruguay dal 2000 al 2005) era profondamente anticlericale, scriveva dio con la minuscola. Io non lo sono”. In questa frase un errore c’è: il presidente anticlericale non si chiamava José Luis Batlle, come abbiamo scritto noi, ma José Batlle y Ordóñez, e fu presidente dell’Uruguay due volte, dal 1903 al 1907 e dal 1911 al 1915.
E dio? È un errore scriverlo con la minuscola? Batlle, che fu un promotore della tolleranza religiosa e della separazione tra stato e chiesa, lo faceva per affermare, polemicamente, la laicità dello stato. Come dire: per il presidente dell’Uruguay non c’è un Dio con la maiuscola, un essere supremo che ha creato l’universo, ci sono solo i cittadini, poi ogni cittadino può credere nel dio che preferisce.
Per un po’ anche noi, che siamo un giornale laico, abbiamo seguito la linea di Batlle. Poi abbiamo deciso di distinguere tra il nome comune e il nome proprio. Nel caso dei cristiani, quindi, scriviamo che hanno un loro dio (nome comune), ma che seguono gli insegnamenti di Dio (nome proprio). Chissà se anche “Pepe” Mujica fa questa distinzione.
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