Paolo Milone
L’arte di legare le persone
Einaudi, 194 pagine, 18,50 euro
I “matti”, i loro curatori e i vicoli di Genova sono i protagonisti di questa narrazione frammentata e fitta di personaggi e di storie, mescolate con l’accortezza di uno scrittore fin troppo bravo per essere al suo esordio. Scrittore e qualcos’altro, perché Milone è uno psichiatra che scrive dei “matti” e dei loro curatori, dell’ambiente che li circonda e che dice di proteggerli e proteggerci a decenni dalla legge Basaglia e con una sorta d’insofferenza verso le retoriche che l’hanno circondata, che hanno circondato le figure dei “matti”.
Si è subito catturati dalla densità e dalla sveltezza della scrittura, tra racconto e riflessione, tra dura oggettività e nervosa soggettività, e dagli scorci di una città, che tanti abbiamo amato e continuiamo ad amare e voler conoscere nella sua (non eccessiva) diversità. Gli appunti e gli incontri, i ritratti e le osservazioni di Milone sanno accostarcela a partire dal disagio di chi più sembra averla sofferta. L’autore non ha, e gliene siamo grati, risposte su tutto ma domande, mostra inquietudini che ci riguardano perché, prima o poi, malati o medici, questo disagio è un aspetto centrale dell’esperienza di ogni società e torna a coinvolgerci. Non si vive impunemente in questa società, e forse in ogni società. “In passato ho legato molte persone”, dice Milone, e non gli è facile né pentirsene né emendarsene.
Questo articolo è uscito sul numero 1399 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati
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