Chi avrebbe mai potuto immaginare che la Polonia si sarebbe rivelata l’anello debole del fronte che sostiene l’Ucraina? Fin dall’inizio della guerra scatenata dalla Russia, Varsavia aveva mostrato un impegno senza esitazioni a favore di Kiev, dettato anche dalla forte ostilità verso Mosca. Ora le cose sono cambiate, in modo clamoroso.
L’annuncio della fine delle consegne di armi polacche all’Ucraina ha suscitato un grande scalpore, soprattutto perché accompagnato dalle dichiarazioni sprezzanti del presidente polacco Andrzej Duda nei confronti delle autorità ucraine. Duda ha paragonato l’Ucraina a una persona che affonda e trascina con sé chi cerca di salvarla.
Finora il presidente era stato considerato come il più ragionevole dei populisti polacchi, e questo fa capire quale sia l’ambiente a Varsavia. Per molto tempo la Polonia aveva accordato all’Ucraina un sostegno addirittura intransigente, dando ripetute lezioni ai paesi europei più timidi.
I motivi della decisione
Ma allora perché questo voltafaccia? Prima di tutto bisogna ricordare che il 15 ottobre in Polonia si terranno elezioni molto complesse. È chiaro che il partito al potere Diritto e giustizia (Pis, nazionalista e ultraconservatore) farà di tutto per vincerle. Inoltre, va tenuto conto della tensione tra l’Ucraina e diversi governi dell’Europa centrale, tra cui quello della Polonia, sui cereali ucraini. I paesi coinvolti ritengono che i loro produttori nazionali siano penalizzati, e in estate hanno bloccato le importazioni dall’Ucraina.
La Commissione europea ha negoziato un piano per uscire dalla crisi, che però è ancora ostacolato da Polonia e Ungheria. In Polonia il 27 per cento della popolazione lavora ancora nell’agricoltura (uno dei tassi più alti tra i paesi dell’Unione), dunque si tratta di una questione dall’enorme peso elettorale.
Il problema è che l’Ucraina ha preso malissimo le restrizioni polacche, arrivate in piena guerra. In un primo momento le manifestazioni di fastidio sono state piuttosto discrete, ma tutto è cambiato il 20 settembre, con le dichiarazioni rilasciate dal presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj all’Onu. Zelenskyj si è scagliato contro i paesi che “fingono solidarietà e favoriscono indirettamente la Russia”. La Polonia non ha apprezzato affatto e ha annunciato lo stop alla consegna di armi a Kiev.
Le conseguenze di questa crisi non saranno immediate. La Polonia, infatti, ha precisato che intende rispettare gli impegni presi e che continuerà a garantire una via di transito per le forniture di armamenti all’Ucraina. Ma dal punto di vista politico i danni sono considerevoli, perché altri paesi potrebbero essere tentati di imitare la posizione di Varsavia. Per capire come si evolverà la situazione bisognerà attendere il risultato delle elezioni di domenica in Slovacchia, dove un partito populista filorusso sembra favorito per la vittoria.
La crisi rivela anche un certo fastidio nei confronti di Zelenskyj, già emerso a luglio a Vilnius, in Lituania, in occasione del vertice Nato, quando il presidente aveva criticato la mancanza di disponibilità ad accogliere l’Ucraina nell’organizzazione.
Finora si riteneva che Varsavia e Kiev fossero abbastanza consapevoli delle loro responsabilità storiche per superare le divergenze, come avevano già fatto a luglio durante una cerimonia in memoria delle vittime polacche dei miliziani ucraini ai tempi della seconda guerra mondiale. Ma ora la brutalità di Varsavia ha provocato una spaccatura nel fronte occidentale. Un gran regalo all’avversario peggiore: Vladimir Putin.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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