Inutile girare intorno alle definizioni: si tratta chiaramente di un’escalation. La sera del 6 giugno l’annuncio del presidente francese Emmanuel Macron nel corso di un’intervista televisiva ha fatto aumentare l’impegno francese in Ucraina. La presenza in Francia di Volodymyr Zelenskyj per le commemorazioni dello sbarco in Normandia del 6 giugno 1944 ha conferito alle parole di Macron un significato particolare.

Fornitura all’Ucraina di aerei francesi Mirage 2000-5 e soprattutto addestramento da parte di istruttori francesi in Ucraina di una brigata di 4.500 uomini: questi impegni si sommano a quello di otto giorni fa, quando Parigi aveva dato il via libera all’utilizzo dei suoi missili Scalp per colpire obiettivi militari in territorio russo.

A tutto questo possiamo aggiungere la fornitura di bombe di fabbricazione francese Aasm, utili per colpire a distanza e ormai utilizzabili dagli aerei Mig ucraini. In futuro a sganciarle saranno i Mirage. Anche in questo caso sarà consentito colpire in Russia.

Questa accelerazione non sorprende più di tanto. Il 21 febbraio, al termine di una riunione sull’Ucraina a Parigi, Macron aveva lasciato intendere che questa sarebbe stata la strada da seguire. La tempistica non è stata casuale.

All’inizio dell’anno, infatti, gli alleati dell’Ucraina hanno davvero temuto il peggio: uno sfondamento russo o un crollo ucraino. Al centro delle riflessioni c’erano il fallimento della controffensiva ucraina dell’anno scorso, la riorganizzazione dell’esercito e dell’industria della difesa di Mosca e soprattutto l’incapacità degli occidentali di consegnare all’Ucraina le munizioni indispensabili per reggere l’urto. Le incertezze politiche in Europa e negli Stati Uniti hanno fatto il resto.

Oggi la situazione è considerata ancora grave, ma non allarmante quanto lo era all’inizio dell’anno. Il catastrofismo è svanito, tanto più che in Europa e negli Stati Uniti sono stati sbloccati aiuti consistenti per sostenere Kiev. Washington, in questo modo, sta prendendo delle precauzioni per attenuare l’impatto di una possibile elezione di Donald Trump.

Questo contesto politico spiega l’aumento del sostegno francese, statunitense, britannico e di altri stati europei. Come reagirà la Russia? La domanda si presenta da quando è stato consegnato il primo fucile alle forze ucraine. Macron ha scelto un tono rassicurante, evitando di usare la parola escalation e ricordando che l’Ucraina è uno stato sovrano che ha il diritto di chiedere aiuto.

Ciò non toglie che l’arresto a Parigi di un cittadino russo-ucraino sospettato di preparare un attentato e quello di un francese a Mosca rivelato il 6 giugno annunciano un periodo di grande agitazione, segnato da una guerra ibrida più che da una minaccia diretta.

La Francia si preoccupa di non avanzare troppo da sola. Il via libera agli attacchi in territorio russo è stato infatti seguito da una dichiarazione simile da parte di Joe Biden. I Mirage francesi si aggiungeranno agli F16 olandesi e danesi, che arriveranno presto in Ucraina. È molto probabile che altri paesi invieranno addestratori in Ucraina e che un gesto oggi all’apparenza sensazionale diventerà presto banale.

L’obiettivo di Macron resta lo stesso. “La pace sarà possibile solo se l’Ucraina sarà in condizioni di resistere”, ha dichiarato il presidente, annunciando i nuovi aiuti. Lo spirito della sbarco in Normandia ha fatto il resto.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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