Chung Pui-kuen, ex caporedattore di Stand News, un giornale online favorevole alla democrazia, è stato condannato il 26 settembre da un giudice di Hong Kong a ventuno mesi di prigione per “sedizione”. Leggi
Secondo il rapporto annuale dell’ong Amnesty international sulla pena di morte, presentato il 29 maggio, il numero delle esecuzioni nel mondo ha raggiunto il livello più alto dal 2015, a causa soprattutto di un forte aumento in Iran. Leggi
Horia Mosadiq al Festival, “molte cose sono cambiate ma la donna è considerata ancora essere debole” Leggi
La polizia brasiliana è stata responsabile di più di 1.500 omicidi negli ultimi cinque anni a Rio de Janeiro. Lo sostiene l’organizzazione Amnesty International.
In un rapporto pubblicato oggi, a un anno dalle Olimpiadi, Amnesty ha accusato le forze dell’ordine brasiliane di numerose uccisioni illegali (il 16 per cento degli omicidi negli ultimi cinque anni nella città sarebbe stato compiuto da poliziotti), sparando a persone che si erano già arrese o erano ferite. Nel 2012 le vittime sono state soprattutto neri (77 per cento) e giovani tra i 15 e 29 anni (50 per cento).
Su queste uccisioni inoltre, aggiunge Amnesty, raramente sono state aperte delle inchieste. L’ufficio del procuratore di Rio de Janeiro ha negato queste accuse, dicendo che tra il 2010 e il 2015 sono stati processati 587 poliziotti per le violenze commesse.
Amnesty international ha pubblicato un rapporto sulle condizioni dei migranti nel mondo. Secondo Amnesty, nel mondo è in corso la peggiore crisi dei rifugiati dalla seconda guerra mondiale. Ecco quattro punti chiave del documento. Leggi
Quella in corso è la peggiore crisi di profughi dalla seconda guerra mondiale. Lo denuncia Amnesty international, in vista della giornata mondiale del rifugiato. L’emergenza riguarda un milione di profughi tra Siria, sudest asiatico, Africa subsahariana e Mediterraneo. Leggi
In un rapporto diffuso mercoledì 3 giugno, l’organizzazione umanitaria documenta i “crimini di guerra” commessi dalle truppe regolari nel corso del conflitto con il gruppo jihadista Boko haram. Le forze armate respingono le accuse. Leggi
Mi trovo in un hotel di lusso a Lugano, dove mi hanno invitato per una conferenza, ed è evidente che né io né il cameriere siamo a nostro agio. Leggi
Hamas, l’organizzazione politica e militare che governa la Striscia di Gaza, è stata accusata da Amnesty international di aver usato la guerra con Israele a Gaza, tra l’8 luglio e il 26 agosto 2014, per coprire le esecuzioni extragiudiziali contro gli oppositori politici, accusati di essere “collaboratori di Israele”.
Secondo il rapporto dell’organizzazione, impegnata nella difesa dei diritti umani, almeno 23 palestinesi sono stati uccisi dopo processi sommari per spionaggio. Altri sono stati arrestati, sequestrati e torturati, tra loro anche esponenti di Al Fatah, il partito rivale di Hamas.
Hamas ha giustificato le esecuzioni dicendo che si trattava di “collaboratori di Israele”, ma secondo Amnesty international 16 persone che sono state uccise erano già in carcere o stavano già subendo processi per altri reati. La pena di morte è in vigore nei territori amministrati dall’Autorità nazionale palestinese, ed è prevista nei casi di omicidio, stupro, sovversione e presunta collaborazione con le autorità israeliane.
Il 22 agosto del 2014 Hamas ha dichiarato di aver ucciso 19 persone in esecuzioni pubbliche, con l’accusa di collaborazionismo. Sette persone sono state uccise in una piazza di Gaza, davanti a una moschea. Altre undici sono state uccise in un commissariato, tra loro due donne. Si è trattato del più alto numero di presunti informatori uccisi in un singolo giorno da quando Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza nel 2007. Hamas ha spiegato che le esecuzioni sono state la risposta ai raid aerei israeliani che nei giorni precedenti hanno ucciso tre importanti leader delle brigate Al Qassam, l’ala militare di Hamas.
“È scioccante che Hamas abbia approfittato della situazione di guerra per eseguire una serie di omicidi illegali e altri omicidi di massa”, ha detto Philip Luther, il responsabile di Amnesty international in Medio Oriente e Nordafrica.
Amnesty international ha condotto la sua inchiesta grazie a dei collaboratori locali, perché le autorità israeliane gli hanno impedito di entrare nella Striscia di Gaza. L’organizzazione ha chiesto alle autorità palestinesi di aprire un’inchiesta indipendente su questi fatti.
Un rapporto di Amnesty international denuncia l’uso sistematico di tortura e il ricorso a esecuzioni sommarie sia da parte dell’esercito ucraino sia da parte dei ribelli filorussi nell’est del paese.
Nel rapporto Breaking bodies: torture and summary killings in eastern Ukraine Amnesty international ha raccolto prove e testimonianze sulla diffusione della tortura e degli abusi nei confronti dei prigionieri in entrambi gli schieramenti. L’ong ha intervistato 33 ex detenuti, arrestati tra il luglio del 2014 e l’aprile del 2015. Tra gli intervistati: 17 sono stati arrestati dai separatisti e 16 dall’esercito ucraino.
Gli ex prigionieri hanno raccontato di essere stati picchiati fino a provocare la rottura delle ossa, torturati con l’elettroshock, presi a calci, deprivati dal sonno, minacciati di morte, spesso gli sono state negate le cure mediche essenziali.
Amnesty international ha denunciato anche tre diversi episodi di esecuzioni sommarie, da parte dei separatisti ai danni di otto soldati ucraini. Questa denuncia è basata sulla raccolta di dati negli ospedali, su testimonianze oculari e sui rapporti prodotti dai mezzi d’informazione. In un’intervista con un giornalista, un separatista ha ammesso apertamente di aver partecipato a un’esecuzione sommaria, un’azione considerata un crimine di guerra.
Le gang, i migranti, il narcotraffico, la violenza, la corruzione della polizia, il traffico di essere umani. La situazione al confine tra Messico e Stati Uniti raccontata dal giornalista salvadoregno Óscar Martínez. Leggi
In Libia, paese di transito tra Africa sub-sahariana ed Europa, migranti e profughi subiscono abusi, violenze e torture. A denunciare la situazione sempre più allarmante è un nuovo rapporto di Amnesty international che descrive la sistematica umiliazione, persecuzione religiosa e altri abusi da parte di gruppi armati criminali e dai trafficanti nel paese nordafricano. Leggi
Le decisioni prese dai leader europei nel vertice straordinario sull’immigrazione lasciano perplessi molti e hanno scatenato polemiche: i dubbi e le proposte di agenzie umanitarie, ong e istituzioni religiose. Leggi
Amnesty international ha accusato la Repubblica Ceca di “razzismo” e di discriminazioni nei confronti dei minori rom. In un rapporto pubblicato giovedì l’organizzazione non governativa afferma che i bambini rom sono vittime di discriminazioni quotidiane e di segregazione nelle scuole, a causa dell’incapacità di lunga data del governo ceco “di affrontare e combattere i pregiudizi, profondamente radicati nel sistema educativo del paese”. I bambini rom infatti spesso frequentano classi e istituti separati da quelli frequentati dagli altri bambini. “Amnesty international ha rilevato che i bambini rom sono abitualmente inseriti in scuole per allievi con ‘lievi disabilità mentali’ con ridotte possibilità di apprendimento”.
Circa un terzo degli alunni in queste cosiddette scuole pratiche sono rom, nonostante la comunità rom rappresenti meno del 3 per cento della popolazione della Repubblica Ceca. La Repubblica Ceca fa parte dell’Unione europea dal 2004, nel paese vivono tra i 250mila e i 300mila rom, su una popolazione di 10,5 milioni di abitanti. “Sono anni che il governo ceco non affronta questo problema in modo appropriato e ciò non solo viola le leggi comunitarie e il diritto internazionale dei diritti umani, ma limita le opportunità di vita di decine di migliaia di cittadini cechi. Chiamiamolo con il suo vero nome: è razzismo, puro e semplice”, afferma Amnesty.
Almeno duemila donne e ragazze sono state rapite dai miliziani di Boko haram dall’inizio del 2014 e molte di loro sono state ridotte in schiavitù sessuale e addestrate a combattere. Lo denuncia un rapporto di Amnesty international, pubblicato in occasione dell’anniversario del rapimento di più di 200 studentesse della scuola di Chibok, nel nordest del paese.
Basato su quasi duecento testimonianze, tra cui quelle di 28 donne e bambine riuscite a fuggire ai loro sequestratori, il rapporto di 90 pagine intitolato “Il regno del terrore di Boko haram”, denuncia diversi crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dal gruppo armato a partire dal 2014, tra cui l’uccisione di almeno 5.500 civili nel nord-est della Nigeria. Il rapporto rivela che i miliziani di Boko haram arruolano a forza e uccidono sistematicamente uomini e bambini, rapiscono, imprigionano e in alcuni casi stuprano donne e bambine, le costringono a sposarsi o a partecipare alle azioni armate, a volte contro i loro villaggi e le loro città.
“Uomini e donne, bambini e bambine, cristiani e musulmani, sono stati uccisi, sequestrati e brutalizzati sotto il regno del terrore di Boko haram, che ha investito milioni di persone. I recenti successi militari possono anche essere l’inizio della fine per il gruppo armato, ma c’è ancora tantissimo da fare per proteggere i civili, risolvere la crisi umanitaria e rimarginare le ferite”, ha detto Salil Shetty, segretario generale di Amnesty international.
Secondo Amnesty international nel 2014 le condanne a morte sono aumentate del 28 per cento rispetto al 2013. Nel suo rapporto annuale pubblicato oggi l’organizzazione spiega che l’aumento è dovuto soprattutto a paesi come Egitto e Nigeria, dove l’instabilità politica e il conflitto interno hanno portato i governi a usare la pena di morte per contrastare la criminalità. I dati del rapporto. Leggi
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