Secondo alcune ricerche, entro il 2050 sarebbe possibile tagliare circa il 14 per cento delle emissioni di gas provenienti dall’agricoltura. Basterebbe imparare a sprecare meno cibo. Leggi
Se parlate un po’ di cambiamenti climatici con gli scienziati, li sentirete ripetere un’espressione usata raramente in pubblico. Quell’espressione è “non lineare”. E un evento non lineare costringe a rivedere tutti i nostri calcoli sull’aumento delle temperature medie globali. Leggi
13 dicembre: Dopo dodici giorni di negoziati, alla Conferenza di Parigi viene approvato l’accordo internazionale sul clima, firmato da quasi duecento governi, tra cui quelli di Cina e Stati Uniti, i principali responsabili delle emissioni di gas serra. Il documento finale è presentato con 16 ore di ritardo rispetto alla scadenza prevista. Entrerà in vigore nel 2020. I paesi firmatari si impegnano a limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Tuttavia, non vengono fissati dei limiti nazionali alle emissioni.
Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, i tagli promessi sono insufficienti, ma l’accordo prevede che ogni cinque anni, a partire dal 2018, siano presi in considerazioni i progressi fatti nella riduzione delle emissioni da parte di tutti i paesi, per assicurarsi che l’obiettivo globale venga raggiunto. Il primo controllo quinquennale sarà quindi nel 2023.
L’accordo prevede anche che i paesi di vecchia industrializzazione eroghino cento miliardi all’anno (dal 2020) per promuovere in tutto il mondo le tecnologie a basso impatto ambientale e l’economia verde. Un nuovo obiettivo finanziario sarà fissato al più tardi nel 2025. Inoltre sono stati previsti dei rimborsi per compensare le perdite finanziarie causate dai cambiamenti climatici nei paesi più vulnerabili, che spesso sono anche i più poveri.
Scienziati e ambientaliste criticano l’accordo per diversi motivi.Fissare la prima revisione al 2018 è rischioso a causa della quantità di emissioni che potranno essere prodotte nei prossimi tre anni, che potrebbero compromettere il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo. Inoltre non è stato fissato un calendario che porti alla progressiva, ma totale, sostituzione delle fonti energetiche fossili e i paesi emergenti, tra cui la Cina, hanno ottenuto che i controlli quinquennali siano condotti dai singoli paesi come autocertificazione, e non da organi internazionali.
Infine i gas di scarico di aerei e navi continueranno a sfuggire a ogni forma di controllo perché i trasporti internazionali collegano diversi paesi e nessuno vuole conteggiarne le emissioni.
L’accordo firmato il 12 dicembre a Parigi da quasi duecento governi si è rivelato molto migliore di quanto si sarebbe potuto sperare anche solo un mese fa. Peccato che non basterà a fermare il riscaldamento climatico. Leggi
Le conclusioni della conferenza di Parigi portano almeno due notizie, sostiene Naomi Klein nel suo ultimo intervento dalla capitale francese: una buona e una cattiva. Leggi
Nel suo quarto reportage dalla conferenza di Parigi, la scrittrice Naomi Klein accusa i politici presenti alla Cop21 di appoggiare gli accordi con le grandi corporation e di favorire le esportazioni di petrolio e di gas. Perché partecipano a vertici come quello di Parigi, se poi con i trattati commerciali ostacolano le politiche ecologiste? Leggi
Chi paga il conto? Come affrontare le conseguenze ormai inevitabili del cambiamento climatico? Mentre alla conferenza sul clima di Parigi i negoziati vanno avanti, Nature fa il punto della situazione e indica sei questioni da tenere d’occhio. Leggi
Nel suo terzo reportage dalla conferenza di Parigi, dopo che la prima bozza dell’accordo è stata approvata, Naomi Klein conversa con la giornalista di Mediapart Jade Lindgaard. A una settimana dall’inizio del vertice, le proposte sono ancora poco concrete e ci sono troppe contraddizioni. Leggi
Dal reddito minimo alle politiche di austerità alla sospensione di nuovi trattati di libero scambio: nel suo secondo reportage dalla conferenza di Parigi la scrittrice Naomi Klein spiega come il Canada sta sperimentando una nuova forma di democrazia energetica. Leggi
Dopo gli attacchi del 13 novembre, rivendicati dal gruppo Stato islamico, il governo francese ha dichiarato uno stato di emergenza di tre mesi, durante il quale sono consentiti arresti domiciliari, perquisizioni senza mandato e limitazioni agli spostamenti delle persone. Inoltre sono state vietate le manifestazioni, tra cui quelle previste in occasione della conferenza sul clima Leggi
“È uno spettacolo unico. Ogni anno, tra aprile e dicembre, circa quattromila balene australi lasciano l’Antartico per raggiungere le acque più calde della penisola di Valdes, nell’Argentina del sud”. Ma l’acqua dell’oceano si sta scaldando, e per i cetacei che si nutrono di piccoli crostacei che vivono in acque molto fredde, il nutrimento comincia a scarseggiare. Così diminuiscono le nascite e aumenta la mortalità tra i piccoli nati da poco. Il reportage dell’Afp. Leggi
Secondo i demografi nei prossimi anni le attuali migrazioni in direzione dell’Europa ci appariranno assai modeste rispetto a quelle future di decine di milioni di migranti climatici. L’occidente deve prendersi carico delle sue responsabilità nei flussi migratori: lo sconvolgimento climatico è una di queste. Leggi
Quando sarebbe il caso di procedere con prudenza ci si precipita ad agire, e quando invece è il momento della determinazione si tentenna e si rimanda.
Il contrasto tra la reazione del governo britannico alla crisi siriana e a quella climatica non potrebbe essere più palese. Londra ha risposto a questi problemi in modo diametralmente opposto ma con la stessa sconsideratezza. Leggi
Ricordate Mohamed Nasheed, il giovane e carismatico ex presidente delle Maldive? Per denunciare che il suo paese è minacciato dall’innalzamento del livello del mare aveva tenuto la prima riunione del suo governo sott’acqua, con i ministri in tuta da sub. Ora è in prigione. Leggi
Il 29 novembre il ministero per la protezione ambientale cinese ha lanciato l’allarme: il nord del paese soffoca nella morsa asfissiante del peggiore inquinamento atmosferico dell’anno. La cappa di smog ha raggiunto un’area di 530mila chilometri quadrati, coprendo le principali città della regione tra cui Pechino, dove i parametri dell’aria hanno superato di 22 volte i limiti ammessi a livello internazionale proprio nell’imminenza dell’apertura della conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici. Leggi
Nella prima giornata della conferenza sul clima di Parigi, più di 150 tra capi di stato e di governo – compreso il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon – hanno sfilato sul palco del centro congressi Le Bourget, a nord di Parigi, per assicurare il loro impegno sul clima. Tra le iniziative presentate, quella guidata da François Hollande e Barack Obama per raddoppiare gli investimenti nella ricerca sull’energia pulita. Leggi
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