Rafah, Striscia di Gaza, 19 ottobre 2023. Durante una distribuzione di acqua potabile. (Mohammed Abed, Afp)

Il presidente statunitense Joe Biden e quello egiziano Abdel Fattah al Sisi hanno annunciato che gli aiuti umanitari per gli abitanti della Striscia di Gaza, sotto assedio dopo l’attacco senza precedenti di Hamas in territorio israeliano, possono cominciare a transitare attraverso il valico di Rafah.

La dichiarazione arriva dopo una visita di Biden in Israele il 18 ottobre. Nel corso della visita il presidente statunitense ha riaffermato il sostegno a Israele e ha scagionato l’esercito israeliano da ogni responsabilità per la distruzione dell’ospedale Al Ahli al arabi a Gaza, che ha suscitato forti emozioni in tutto il mondo.

Il 19 ottobre sarà invece il primo ministro britannico Rishi Sunak a visitare Israele e altre capitali della regione, con l’obiettivo di evitare l’allargamento del conflitto.

“In base alle informazioni disponibili al momento, sembra che la distruzione dell’ospedale Al Ahli sia stata provocata da un razzo fuori controllo lanciato da un gruppo terroristico di Gaza”, ha dichiarato Joe Biden, citando prove fornite dal Pentagono.

Hamas, che controlla la Striscia di Gaza dal 2007, ha invece accusato Israele di essere responsabile.

Biden, il cui obiettivo era anche favorire l’arrivo degli aiuti internazionali nella Striscia di Gaza, che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è a un passo da una catastrofe umanitaria, ha dichiarato di aver concordato con il presidente egiziano Al Sisi il “passaggio di un massimo di venti camion” attraverso il valico di Rafah, l’unico non controllato da Israele.

Tuttavia, è improbabile che gli aiuti possano arrivare prima del 20 ottobre, dato che il valico è stato parzialmente distrutto dai bombardamenti israeliani.

In precedenza Biden aveva confermato il via libera agli aiuti del governo israeliano.

Veto statunitense all’Onu

“Israele non impedirà l’invio di aiuti umanitari dall’Egitto, purché si tratti di cibo, acqua e medicinali per gli abitanti che si trovano nella parte sud della Striscia di Gaza”, ha affermato l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Tuttavia, Israele ha ribadito che gli aiuti non potranno passare attraverso il suo territorio finché non saranno liberati gli ostaggi in mano ad Hamas. Israele ha affermato che nel corso dell’attacco del 7 ottobre Hamas ha rapito 199 ostaggi. Hamas ha dichiarato di aver preso in ostaggio tra le duecento e le duecentocinquanta persone, ma che ventidue sono morte nei raid israeliani.

Dall’inizio della guerra in Israele sono state uccise più di 1.400 persone, quasi tutte il 7 ottobre, in grande maggioranza civili.

Gli attacchi israeliani hanno invece causato la morte di 3.478 persone nella Striscia di Gaza, tra cui centinaia di bambini. Più di un milione di abitanti sono fuggiti dalla parte nord del territorio, sotto la minaccia di un’offensiva di terra dell’esercito israeliano.

Il 18 ottobre gli Stati Uniti hanno messo il veto a una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva una “tregua umanitaria”, contestando il fatto che non menzionasse il “diritto d’Israele a difendersi”.

Decine di camion carichi di aiuti internazionali attendono da giorni in Egitto di poter entrare nella Striscia di Gaza.

Martin Griffiths, responsabile degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite, ha auspicato il 18 ottobre che gli aiuti siano “consistenti”, dell’ordine di cento camion al giorno. Griffiths ha anche chiesto che le consegne avvengano in sicurezza.

I 2,4 milioni di abitanti della Striscia di Gaza dispongono di poco cibo e acqua, e sono anche privi di elettricità a causa dell’assedio totale imposto da Israele a partire dal 9 ottobre. La Striscia era già sottoposta a un blocco terrestre, marittimo e aereo israeliano dal 2007.

Manifestazioni nel mondo arabo

La distruzione dell’ospedale Al Ahli al arabi ha causato la morte di almeno 471 persone, secondo le autorità sanitarie della Striscia di Gaza. Tuttavia, un alto funzionario dell’intelligence europea, che ha chiesto di restare anonimo, ha stimato il bilancio delle vittime in non più di cinquanta persone.

Le foto e i video mostrano decine di corpi all’interno di sacchi neri o avvolti da lenzuola e coperte.

Israele ha affermato di avere “le prove” che la responsabilità sia “del gruppo terroristico Jihad islamica”.

Un portavoce dell’esercito israeliano, Jonathan Conricus, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa che “non può essersi trattato di un bombardamento israeliano perché nelle foto non ci sono crateri”.

Secondo la Jihad islamica, alleata di Hamas, il disastro è stato causato da un bombardamento aereo israeliano.

Il 18 ottobre migliaia di persone hanno partecipato a manifestazioni di sostegno ai palestinesi al Cairo, a Istanbul, davanti all’ambasciata israeliana ad Amman e davanti all’ambasciata francese a Tunisi.

I palestinesi hanno manifestato anche in Cisgiordania, occupata da Israele dal 1967, al grido di “Palestina libera”.

Dal 7 ottobre, secondo i dati delle Nazioni Unite, sessantaquattro persone, tra cui diciotto bambini, sono state uccise dalle forze israeliane in Cisgiordania.