Il 22 marzo l’esercito russo ha condotto massicci bombardamenti sull’Ucraina che hanno causato almeno cinque vittime e interruzioni di energia elettrica, mentre il Cremlino ha riconosciuto per la prima volta che la Russia “è in guerra”.
Otto missili russi hanno colpito la più grande centrale idroelettrica ucraina sul fiume Dnepr, causando danni “significativi”, secondo la procura di Kiev.
Secondo la missione di monitoraggio delle Nazioni Unite in Ucraina, gli attacchi russi hanno preso di mira la rete dell’energia ucraina, lasciando senza elettricità circa 1,5 milioni di persone.
L’esercito russo ha affermato che si è trattato di un gesto di ritorsione dopo le recenti operazioni militari ucraine nelle regioni della Russia vicine al confine.
Secondo le autorità ucraine, almeno cinque persone sono morte e una trentina sono rimaste ferite nelle regioni di Zaporižžja (sudest) e Chmelnytskyj (ovest).
Intanto, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha ammesso pubblicamente per la prima volta che la Russia si trova in “stato di guerra”.
Dall’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022 il Cremlino punisce con ammende e perfino con pene detentive l’uso della parola “guerra”, preferendo parlare di “operazione militare speciale”.
“È cominciata come un’operazione militare speciale, ma la reazione di Kiev con il sostegno dell’occidente l’ha trasformata in una guerra”, ha dichiarato Peskov nel corso di un’intervista con il settimanale Argumenty i Fakty”.