La fame nel mondo non si è ridotta nel 2023 a causa dei conflitti, delle difficoltà economiche e degli eventi climatici estremi, colpendo 733 milioni di persone, cioè più del 9 per cento della popolazione mondiale, hanno avvertito il 24 luglio le Nazioni Unite.
L’obiettivo di sconfiggere la fame entro il 2030, adottato dalle Nazioni Unite nel 2015, sta quindi diventando più difficile da raggiungere.
Secondo un rapporto congiunto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), del Programma alimentare mondiale (Pam) e dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il numero delle persone che soffrono la fame è aumentato in Africa, è rimasto stabile in Asia e si è ridotto in America Latina e ai Caraibi.
“L’insicurezza alimentare cronica è in aumento dal 2016-2017, ha dichiarato all’Afp David Laborde, economista della Fao e uno degli autori del rapporto, intitolato “The state of food insecurity and nutrition in the world”.
La situazione è peggiorata drasticamente con la pandemia di covid-19, tra il 2020 e il 2021, e da allora è rimasta stabile.
Circa 2,3 miliardi di persone si trovano in una situazione d’insicurezza alimentare moderata o forte, che comporta di dover saltare occasionalmente un pasto. Più di un terzo della popolazione mondiale, inoltre, non può permettersi una dieta sana, un dato che nei paesi poveri sale al 72 per cento.
Riforma del sistema dei finanziamenti
Le tensioni geopolitiche persistono, con “conflitti che non si placano”, mentre “il cambiamento climatico comincia a colpire duramente in tutti i continenti”, ha aggiunto Laborde.
“Eppure non c’è un piano per aumentare i fondi destinati alla lotta contro la fame”, ha sottolineato l’economista.
Il rapporto delle agenzie delle Nazioni Unite, presentato in occasione di un vertice del G20 in Brasile, propone una profonda riforma del sistema dei finanziamenti per la sicurezza alimentare e la nutrizione.
“La sicurezza alimentare non consiste solo nel distribuire sacchi di riso in situazioni di emergenza”, ha affermato Laborde. “Ma anche, per esempio, nel fornire aiuti ai piccoli agricoltori e l’accesso all’energia nelle aree rurali”.
I donatori, le agenzie internazionali, le ong e le fondazioni devono coordinarsi meglio, si legge nel rapporto, che definisce l’attuale sistema “eccessivamente frammentato”.