Il 25 luglio la vicepresidente statunitense Kamala Harris, candidata democratica alle presidenziali di novembre, ha chiesto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in visita a Washington, di mettere fine alla guerra nella Striscia di Gaza, affermando che non resterà in silenzio di fronte alle sofferenze dei civili palestinesi.

A differenza del presidente Joe Biden, che preferisce fare pressione dietro le quinte, Harris ha dichiarato alla stampa, dopo l’incontro con Netanyahu, che “è arrivato il momento di mettere fine a questa guerra devastante”.

“Quello che è successo a Gaza negli ultimi nove mesi è terribile”, ha aggiunto, riferendosi ai “bambini morti” e alle “persone disperate e affamate costrette a fuggire dalle loro case”.

“Non dobbiamo mai diventare insensibili alle sofferenze”, ha proseguito.

Harris, 59 anni, ex procuratrice generale ed ex senatrice della California, ha spiegato di aver detto queste cose a Netanyahu nel corso di un incontro “franco”.

Gli ha chiesto di concludere al più presto con Hamas un accordo di tregua e liberazione degli ostaggi per mettere fine alla guerra.

Harris ha anche ribadito la necessità di uno stato palestinese, al quale Netanyahu si oppone con veemenza.

Le parole di Harris contrastano con l’immagine di grande cordialità data da Biden e Netanyahu poche ore prima, malgrado i due leader abbiano notoriamente rapporti complicati.

Anche Biden ha invitato Netanyahu a finalizzare al più presto un accordo per una tregua, “in modo che gli ostaggi possano tornare a casa” e “la guerra possa terminare”, secondo un comunicato della Casa Bianca.

Il presidente statunitense ha offerto un forte sostegno a Israele fin dall’inizio del conflitto, ma è diventato più critico con il passare dei mesi, man mano che aumentava il numero delle vittime civili a Gaza.

Il 26 luglio Netanyahu si trasferirà in Florida per incontrare il candidato repubblicano Donald Trump, che ha ringraziato calorosamente nel discorso al congresso tenuto il 24 luglio.

In occasione del discorso, boicottato da più di sessanta eletti democratici, il premier israeliano aveva invitato gli Stati Uniti e Israele a “rimanere uniti di fronte alla minaccia di Hamas e dell’Iran”, difendendo con forza la guerra nella Striscia di Gaza.

Il 25 luglio, come già il giorno prima al congresso, migliaia di manifestanti si sono riuniti davanti alla Casa Bianca per protestare contro la visita di Netanyahu.

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