La sera del 10 ottobre l’esercito israeliano ha condotto due raid aerei contro i quartieri centrali di Beirut, che finora erano stati relativamente risparmiati dall’inizio della guerra contro Hezbollah, dopo che lo stesso giorno aveva colpito il quartier generale dell’Unifil, la forza di pace delle Nazioni Unite in Libano.
Secondo un nuovo bilancio fornito dal ministero della salute libanese, ventidue persone sono morte e 117 sono rimaste ferite nei raid nel cuore di Beirut.
“Uno degli attacchi ha preso di mira un leader di Hezbollah”, ha dichiarato all’Afp una fonte della sicurezza libanese.
È la terza volta che l’aviazione israeliana, che concentra la maggior parte dei raid sulla periferia meridionale di Beirut, roccaforte di Hezbollah, prende di mira i quartieri centrali della capitale da quando il 23 settembre ha avviato la sua campagna di massicci bombardamenti.
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Intanto, la Forza d’interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) ha denunciato il 10 ottobre i “colpi ripetuti” sparati da un carro armato israeliano contro il suo quartier generale nel sud del Libano, aggiungendo che due caschi blu indonesiani sono rimasti feriti.
L’attacco ha suscitato le proteste dei paesi che contribuiscono alla missione, tra cui l’Italia, la Francia, la Spagna e l’Irlanda.
Il governo italiano, che schiera il maggior numero di soldati (novecento), ha evocato un possibile “crimine di guerra”, mentre gli Stati Uniti si sono detti “molto preoccupati”.
Anche il presidente del consiglio europeo Charles Michel, che si trova in Laos per il vertice dell’Asean, ha condannato l’episodio.
“Un attacco a una missione di pace delle Nazioni Unite è irresponsabile e inaccettabile”, ha dichiarato.
L’esercito israeliano ha affermato di aver sparato alcuni colpi “vicino” al quartier generale dell’Unifil, precisando di aver avvertito i caschi blu di rimanere “in aree protette”.
L’8 ottobre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva minacciato la popolazione libanese di devastazioni paragonabili a quelle della Striscia di Gaza se non si libererà di Hezbollah, mentre da alcuni giorni Israele ha intensificato la sua offensiva di terra nel sud del Libano.
Dall’ottobre 2023 più di duemila persone sono state uccise in Libano, di cui quasi 1.200 dal 23 settembre.
Secondo le Nazioni Unite, gli sfollati interni sono circa 600mila.
Il 9 ottobre, infine, il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ha promesso che la risposta all’attacco missilistico iraniano del 1 ottobre sarà “letale, precisa e sorprendente”.