Questa è una storia tristissima, rispolverata dal documentario The contestant della britannica Clair Titley. Risale al 1998. Il giapponese Nasubi era un comico di vent’anni coinvolto da un celebre produttore nell’esperimento televisivo più assurdo, atroce e cinico che si ricordi. Approfittando della sua voglia di fama e della sua ingenuità, al giovane fu promessa visibilità e un milione di yen in cambio di una sfida: trascorrere quindici mesi chiuso in un monolocale senza cucina, nudo, cavandosela solo con le vincite dei concorsi a premi. Lui accettò con entusiasmo, passò le giornate a spedire cartoline e a scartare i pacchi vinti. Cibo per cane, pneumatici, biciclette. Cose per lo più inutili, ma anche fondamentali, come i sacchi di riso che riuscì a cuocere sui termosifoni. L’aspetto più crudele della storia è che al concorrente fu promesso che le registrazioni sarebbero state montate in un secondo tempo, tagliando le parti più imbarazzanti. Invece la clausura fu trasmessa in diretta 24 ore su 24, davanti a milioni di giapponesi eccitati dalla sua progressiva follia. Ma Nasubi, negli anni a venire, dimostrerà ancora una volta di saper resistere laddove ognuno di noi soccomberebbe. Nel 2011, dopo il disastro di Fukushima, in omaggio alle vittime, scalerà l’Everest, anche lì, in solitudine e a rischio malnutrizione. Conquisterà la vetta e riscatterà con un sorriso a favore di telecamera una storia che era partita tristissima. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1563 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati