Mai, dal 7 ottobre 2023, tanto ottimismo ha accompagnato i negoziati per il cessate il fuoco a Gaza. Anche se restano da definire molti dettagli e tutto potrebbe ancora incrinarsi, questa volta la diplomazia statunitense sembra pronta a sostenere con tutto il suo peso un compromesso. Diversi alti funzionari statunitensi, tra cui il capo della Cia William Burns e il consigliere di Joe Biden per il Medio Oriente Brett McGurk, sono andati a Doha, in Qatar, dove si è svolto il primo ciclo di negoziati. A dimostrazione della serietà dei colloqui, gli israeliani hanno inviato una delegazione che comprende il capo del Mossad David Barnea, quello dello Shin bet Ronen Bar, il capo negoziatore dell’esercito per gli ostaggi Nitzan Alon e il consigliere politico del primo ministro Ophir Falk. “Questi negoziati sono più seri che mai”, conferma un diplomatico. “Questa volta gli statunitensi sono determinati ad avere successo”, aggiunge un’altra fonte vicina ai negoziati.

Dopo quello che il 15 agosto John Kirby, portavoce del consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha definito un “inizio promettente”, i colloqui convocati da mediatori americani, qatarioti ed egiziani sono proseguiti il giorno successivo. Un nuovo ciclo è stato fissato per la settimana seguente al Cairo, sulla base di una proposta di Washington che ha l’obiettivo di “colmare le lacune rimanenti”.

Anche se i rappresentanti di Hamas hanno rifiutato di presentarsi al tavolo dei negoziati, il gruppo è stato tenuto al corrente, mentre i leader iraniani sono stati informati per telefono la sera del 15 agosto dal primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman al Thani. Un modo per includere indirettamente il sostenitore di Hamas. In caso di accordo, Teheran potrebbe rinunciare a rispondere all’uccisione di Ismail Haniyeh, leader politico del gruppo palestinese, avvenuta il 31 luglio sul suo territorio e attribuita a Israele.

I punti più delicati dell’accordo riguardano il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza, compreso il corridoio di Filadelfia, una zona cuscinetto lungo il confine con l’Egitto; il numero e l’identità dei prigionieri palestinesi che sarebbero rilasciati in cambio degli ostaggi israeliani; le garanzie che il cessate il fuoco sarà permanente e soprattutto che l’accordo sarà rispettato da tutte le parti, compresi il governo di Benjamin Netanyahu, Hamas, l’Iran e la milizia libanese Hezbollah.

Progressi e rifiuti

Secondo le informazioni di L’Orient-Le Jour i negoziatori non sono ancora riusciti a raggiungere un accordo sul ritiro delle truppe israeliane. Lo stato ebraico vuole mantenere il controllo del valico di Rafah, del corridoio di Filadelfia e di quello di Netzarim, che divide in due la Striscia di Gaza. Hamas e l’Egitto si oppongono. A differenza delle precedenti occasioni, l’esercito sarà direttamente coinvolto nei negoziati, in particolare su questo punto.

Le discussioni riguardano inoltre l’accesso umanitario al territorio palestinese. È stato deciso l’ingresso di circa seicento tonnellate di aiuti umanitari al giorno. Saranno istituiti tre uffici per occuparsi della distribuzione. Anche le trattative sui prigionieri palestinesi non sono concluse, ma sono stati compiuti dei progressi. Gli israeliani avevano posto il veto sul rilascio di cento prigionieri chiesto da Hamas. Ora il veto riguarda solo 65 di loro. Hamas insiste nel chiedere la liberazione di Marwan Barghouti, il prigioniero palestinese più famoso, che molti sperano possa avere un ruolo di primo piano in futuro. Israele inoltre vorrebbe negoziare il rilascio di alcuni prigionieri fuori dei territori palestinesi, cosa inaccettabile per Hamas.

Uno dei principali progressi nel primo ciclo di negoziati riguarda il riavvicinamento tra Hamas e Al Fatah, il partito rivale che amministra parzialmente la Cis­giordania occupata, con il sostegno del Cairo. I due movimenti stanno cercando di unificare le loro posizioni sulla situazione a Gaza, in particolare sulla gestione dei valichi di frontiera e del territorio e sul modo in cui sono convogliati gli aiuti.

Le minacce di ritorsione di Iran e Hezbollah hanno avuto un ruolo fondamentale nei negoziati. Gli Stati Uniti sono determinati a evitare un’escalation regionale e a trovare una soluzione a un conflitto che sta contribuendo ad avvelenare la campagna presidenziale statunitense. Il rinvio dei colloqui di una settimana è un segnale che Washington attende risposte da Hamas, ma anche da Netanyahu, che ha affossato tutti i negoziati precedenti.

Due dirigenti di Hamas hanno detto all’Afp che il gruppo ha rifiutato “nuove condizioni” di Israele. Il fatto che il suo leader Yahya Sinwar debba approvare ogni decisione dalla Striscia di Gaza, dove si nasconde, potrebbe ritardare i negoziati. Alcuni dissensi potrebbero sorgere anche tra Hamas e Teheran. L’Iran è pronto a rinunciare alla rappresaglia in cambio di un cessate il fuoco a Gaza. Tuttavia, Hezbollah ha dichiarato di riservarsi il diritto di rispondere all’attacco che il 30 luglio ha ucciso uno dei suoi ufficiali più anziani, Fuad Shukr, a Beirut. Ma non ha ancora definito l’obiettivo e i tempi.

Un diplomatico arabo coinvolto nei negoziati conclude: “È la prima volta che si fanno sforzi seri ed efficaci. Ma resta da vedere fino a che punto gli Stati Uniti saranno in grado di fare pressione su Netanyahu”. ◆ adg

Le ultime settimane

27 luglio 2024 Un razzo sparato dal Libano colpisce un campo di calcio a Majdal Shams, una città drusa nelle alture del Golan occupate da Israele dal 1967, uccidendo dodici bambini e ragazzi. Israele accusa dell’attacco la milizia libanese Hezbollah, che nega la responsabilità.
30 luglio Un bombardamento israeliano a Beirut, in Libano, uccide il comandante di Hezbollah Fuad Shukr. La milizia promette vendetta.
31 luglio Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas, è ucciso in un’esplosione attribuita a Israele mentre è a Teheran per la cerimonia d’insediamento del presidente Masoud Pezeshkian. L’Iran minaccia di attaccare Israele.
6 agosto Hamas nomina come suo nuovo leader Yahya Sinwar, già capo politico del gruppo nella Striscia di Gaza e ritenuto uno degli ideatori degli attacchi del 7 ottobre 2023 in Israele.
15 agosto Secondo il ministero della salute della Striscia di Gaza, il bilancio delle vittime dell’offensiva israeliana lanciata il 7 ottobre 2023 ha superato i 40mila morti. ◆ A Doha, in Qatar, comincia un nuovo giro di negoziati per arrivare a un cessate il fuoco a Gaza ed evitare un conflitto regionale. Mentre i colloqui vanno avanti le operazioni dell’esercito israeliano nel territorio palestinese non si fermano. Proseguono anche gli scontri tra esercito e Hezbollah alla frontiera tra Israele e Libano. Afp, Bbc


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Questo articolo è uscito sul numero 1577 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati