Nilda e Norma sono cugine, ma praticamente sono sorelle dal giorno in cui, durante la seconda guerra mondiale, hanno perso i genitori sotto i bombardamenti del Po nel 1944. Crescono fianco a fianco, inseparabili, in un casolare nella campagna del Polesine, fin quando nel 1951 un temporale improvviso fa cadere dalla bicicletta Norma, che di giorno in giorno comincia a comportarsi in maniera strana, a tratti violenta e sempre più distante. Sonia Aggio, classe 1995, è stata tra i finalisti del premio Campiello nel 2016 e il suo esordio narrativo è caratterizzato da frasi telegrafiche – che personalmente non amo – e un incedere didascalico che si concentra molto su come i personaggi si muovono all’interno del romanzo, ma senza fornire informazioni che rendano più facile per il lettore seguire la trama. Da un lato è frustrante, ma sicuramente aiuta a mantenere alta la tensione e il mistero della storia, contribuendo nonostante tutto a tenerci incollati alle pagine. Alla fine la pazienza è ripagata, perché nella seconda parte del romanzo la storia è raccontata attraverso il punto di vista di Norma, rendendo ancora più protagonisti il fiume, le atmosfere dell’alluvione di quell’anno e le leggende che legano gli esseri umani alla natura. Magnificat è tra le opere segnalate dal comitato di lettura del premio Calvino 2022. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1476 di Internazionale, a pagina 95. Compra questo numero | Abbonati