Negli Stati Uniti il presidente Joe Biden non sa come convincere i cittadini che l’economia sta registrando un andamento quasi miracoloso: l’inflazione scende, il numero di nuovi posti di lavoro è sempre molto alto, la Federal reserve (Fed, la banca centrale degli Stati Uniti) ha condotto il paese al tanto agognato “atterraggio morbido”, cioè meno inflazione, ma senza finire in recessione. Tuttavia tra il marzo 2021 e il febbraio 2023, per buona parte del mandato di Biden, i prezzi sono cresciuti più dei salari. In valore reale, cioè al netto dell’inflazione, gli statunitensi hanno guadagnato sempre meno per quasi tutto il tempo in cui Biden è stato alla Casa Bianca. E questo mette a rischio la sua rielezione.
In Europa la situazione è molto più varia. Se guardiamo al periodo che va dalle elezioni europee del 2019 alla fine del 2023 si nota che in Portogallo le retribuzioni per dipendente in valore reale sono cresciute del 7 per cento, in Italia invece sono scese dell’8 per cento. La media europea è -3 per cento.
A giugno, quando si tornerà a votare per il rinnovo del parlamento europeo, sarà interessante vedere se i paesi dove i lavoratori hanno perso di più in termini di salari reali saranno anche quelli con i risultati migliori per i partiti più ostili all’Unione europea. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1563 di Internazionale, a pagina 101. Compra questo numero | Abbonati