Il ministro dell’interno francese Bernard Cazeneuve ha detto che, se l’Italia vuole la solidarietà degli altri paesi europei, deve garantire l’identificazione dei migranti che arrivano nel suo territorio. In questa ottica, secondo Cazeneuve, l’Italia deve assicurare che siano messi a punto dei centri di accoglienza nei quali “siano separati i migranti economici irregolari dai richiedenti asilo”. Il ministro dell’interno tedesco Thomas De Maiziere è dello stesso avviso e ha presentato con il francese una proposta congiunta al vertice dei ministri europei in corso a Lussemburgo. Proposta che era stata già presentata al commissario europeo Dimitris Avramopoulos.
“Cazeneuve e io – ha detto Thomas De Maiziere – abbiamo lanciato congiuntamente un’iniziativa che forse può significare un compromesso. E il compromesso è: siamo pronti a mostrare solidarietà verso l’Italia e la Grecia. Siamo disposti ad aiutare lì, in maniera massiccia, su accoglienza e registrazioni. Siamo anche disposti a lavorare per una distribuzione in Europa. Ma questa distribuzione riguarda i richiedenti asilo, coloro che hanno prospettiva di restare, e non i migranti economici, che dovrebbero restare in Italia e Grecia nei cosiddetti hotspot, e da lì essere rinviati ai loro paesi d’origine, con l’aiuto europeo”.
Tuttavia secondo giuristi ed esperti, le frasi di Cazeneuve sono ingiustificate, infatti l’Italia possiede già un sistema di centri di prima accoglienza nei quali vengono presentate le richieste d’asilo, che servono a separare i potenziali rifugiati dai migranti irregolari.
Gianfranco Schiavone dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) afferma: “È evidente che siamo molto lontani da una consapevolezza politica europea di dover affrontare questi problemi senza agire l’uno contro l’altro. Questo tipo di dichiarazioni denunciano una grande povertà di contenuti e sembrano fatti a scopo politico interno, più che per risolvere il problema”.
In Italia una procedura per separare i richiedenti asilo dai migranti irregolari esiste già. “Si può criticare per molti motivi la procedura italiana per la richiesta d’asilo. Forse il ministro francese vuole criticare l’Italia perché la procedura è lenta. Ma nessuno può negare che in Italia una procedura esista”, afferma Schiavone.
Inoltre se si vuole obbligare l’Italia a prendere le impronte digitali ai migranti, si devono accettare le conseguenze di questo tipo di sistema: “L’Italia avrebbe un numero di domande di asilo elevato e nel paese dovrebbero rimanere un numero enorme di persone. Questo costringerebbe gli altri paesi dell’Unione ad accettare il sistema di ricollocamento in base alle quote”. Sistema che invece il governo francese guidato dal socialista Manuel Valls ha già rigettato.
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