Non passa giorno che non ci si raccolga intorno a un lutto eccellente. Un po’ lo dobbiamo alla tv, che nei decenni ha creato generazioni di celebrità la cui graduale dipartita sembra scaraventarci in un perenne funerale. Un turbamento che si accompagna al desiderio proibito della resurrezione. Thierry Ardisson, potente produttore francese, ha realizzato un format in cui riporta in vita celebrità defunte. In Hôtel du temps _(France 3) fa visita a una smagliante Dalila, incontra Lady D e Mitterrand, e conversa con Jean Gabin. Grazie alla tecnologia del _deep fake, volti ed espressioni sono “montati” su corpi di attori, restituendo una verosimiglianza sorprendente (o agghiacciante, scegliete voi). Ardisson fa domande e i protagonisti rispondono come se fossero lì, appena tornati dall’aldilà. Il programma, costato quasi un milione di euro, ha avuto un debutto assai tiepido. Forse parlare con i morti non è cosa da prima serata. Non ancora, almeno. Chiave diversa quella adottata dalla britannica Itvx, che in Deep fake neighbour wars trasforma celebrità viventi come Adele e Greta Thunberg in dirimpettaie di un quartiere operaio, stravolgendone fisicità e movenze. Evoluzione dei vecchi format con i pupazzi in gommapiuma, ma con un realismo che apre a innumerevoli possibilità. Alcune inquietanti come il revenge porn e il furto d’identità; altre meno gravi, come l’immortalità dinamica per mezzo dell’algoritmo. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1494 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati