Un lungo tappeto rosso attraversa l’oceano televisivo. I passi di Amadeus si succedono veloci mentre saluta il suo pubblico. Altri conduttori sono pronti a seguirlo su quel red carpet immaginario che fugge verso il nuovo mondo. La Mayflower abbandona la vecchia Europa di viale Mazzini per salpare verso l’America della Warner Bros, editore privato “puro” con tanti soldi e senza i lacciuoli della politica. Un’America che in futuro forse tornerà in Europa per liberarla o per farne avamposto militare o tutte e due. Intanto una cosa sappiamo: la fuga non è dalla Rai ma dal servizio pubblico, quella cosa che a forza di citarla è diventata una materia vuota. Che non scatena più alcuna emozione, figurarsi senso di appartenenza. Certo, le guerre di religione, gli interessi particolari dei vari casati, la carestia di prodotti e le febbri gialle non aiutano a compattare il vecchio continente e a trattenere i nuovi pellegrini, in passato un po’ osteggiati ma non certo perseguitati. Eppure ci sarà da qualche parte un piano, un progetto, un calcolo anche strampalato che s’aggira tra le menti dei governanti rimasti a presidiare il primo mondo e che giustifichi questa impasse? Ho un timore che non vorrei avere perché ha il puzzo del complottismo e il cliché del retropensiero maligno, sebbene suffragato da chili di titoli e dichiarazioni che ultimamente, da destra e da sinistra, si sono succeduti su giornali e tv, e che si chiama privatizzazione. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1559 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati