Come in una commedia di Monicelli. Sorella rancore e fratello risentimento spadroneggiano nella tv italiana, rintontita in queste settimane dal calcio mercato di volti e programmi e da sussulti di potere e comando. Litigano gli artisti con i loro agenti, per soldi e vecchie delusioni, litigano i giornalisti del servizio pubblico, con scissioni sindacali e accuse di crumiraggio, litigano a mo’ di condominio i vicini Lilli Gruber ed Enrico Mentana, esemplari alfa di La7, lui che allunga il tg oltre il tempo e lei che stizzita non gliele manda a dire, lui che si appella ai vertici della rete per non averlo difeso, lei che puntualizza che il suo programma si chiama Otto e mezzo e non otto e quarantacinque, lui che minaccia di cambiare casa (che nel listino immobiliare si chiama la Nove), lei che pregusta la vita da single, senza tensioni e sforamenti, termine tecnico che fu alla base della rottura tra Mannoni e Berlinguer, quando c’era RaiTre, con lui che apriva l’edizione di Linea notte sempre incazzato, e noi spettatori, come terapisti di coppia, ci dicevamo sorpresi da tanta suscettibilità, quando in fondo per argomenti e ospiti tutto ci appariva come un unico racconto, e poco male se i confini orari sfumavano. Litigano tutti e poi in onda ci sorridono, ci aprono la porta e c’invitano a una festa il cui spirito è già compromesso. Ma la ferocia ha senso, Monicelli insegna, se smorzata dalla risata, e quella ce la mettiamo noi. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1562 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati