Dolores Prato è una figura rimasta a lungo un’ombra. Trascorre la sua infanzia presso l’educandato di un monastero. In questo libricino autobiografico racconta l’uscita nel mondo di quella ragazza che le suore hanno sempre messo in guardia dalle scottature inflitte dalle cose terrene. È una scrittura schietta, malinconica, venata di umorismo. Le scottature sono metaforiche, punture dell’animo e ustioni sulla pelle, bruciano e trasformano. Le vicende editoriali delle opere di Dolores Prato sono una storia nella storia. In questa riedizione, curata da Elena Frontaloni, sono raccolte alcune lettere che fanno luce sulla sua scrittura, sul suo carattere. L’autrice scrive a Ungaretti: “Vinsi la prima edizione del premio Città di Roma e l’anno scorso ho vinto lo Stradanova per un racconto lungo. Per gli altri lavori qualche volta ho provato a mandare un manoscritto a un editore. Il manoscritto stava in lettura qualche anno e poi mi veniva restituito. Io non insistevo. Aspettavo qualche anno prima di fare un altro tentativo con lo stesso risultato. Così con due soli tentativi, o tre, fatti come li facevo io, mezza vita se ne va che è una bellezza!”. Come nota Frontaloni, Dolores Prato “tra gli anni venti e la fine della seconda guerra mondiale vive e scrive in disparte”, finché decide di non farlo più. Una riscoperta e un recupero a cui contribuisce anche questa nuova edizione. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1549 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati