Donald Trump ha affermato l’8 aprile di voler lasciare i singoli stati liberi di decidere in materia di aborto, escludendo l’imposizione di un divieto federale che potrebbe costargli caro alle elezioni presidenziali.
“Saranno gli stati a decidere tramite referendum o leggi apposite”, ha dichiarato in un video di quattro minuti pubblicato sul suo social network Truth Social. “Quel che conta è la volontà del popolo”.
Nel giugno 2022 la corte suprema, a netta maggioranza conservatrice in seguito alle nomine effettuate da Trump, aveva messo fine alla tutela federale del diritto all’aborto.
Dopo questa decisione circa venti stati sono intervenuti per vietare o limitare fortemente l’accesso all’aborto.
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Trump ha anche accusato il Partito democratico di essere favorevole all’aborto “fino al nono mese di gravidanza e anche oltre”, riferendosi a possibili “esecuzioni dopo la nascita”. Queste affermazioni sono del tutto false.
L’ex presidente non ha invece accennato alla possibilità d’introdurre un divieto d’aborto federale, che potrebbe fargli perdere molti voti.
Le parole di Trump sull’aborto sono state criticate sia da sinistra sia da destra.
Il presidente Joe Biden ha reagito accusando Trump di essere responsabile dell’attuale caos in materia di aborto. Anche l’ong American civil liberties union (Aclu) ha preso posizione contro l’ex presidente.
Mike Pence, l’ex vicepresidente di Trump, favorevole all’imposizione di un divieto federale, ha invece definito le parole del candidato repubblicano come uno “schiaffo in faccia” ai milioni di oppositori dell’aborto che hanno votato per lui nel 2016 e nel 2020.
Anche l’associazione antiabortista Susan B. Anthony pro-life America ha espresso “profonda delusione”.
Dopo la decisione della corte suprema il Partito repubblicano ha perso tutti i referendum che si sono tenuti in materia di aborto, anche in stati conservatori come l’Ohio e il Kansas.